Firenze, 2 luglio 2023 – In Italia la propaganda filorussa è incredibile e gratuita (nel senso che non viene pagata, perché non ce n’è bisogno). Va in onda in tv da mesi, viene squadernata sui giornali amici, è diffusa sui social da account più o meno finti, titillata da politici in cerca di consensi per interposta guerra in Ucraina. Ci sono alcune parole chiave per riconoscerla. Quando sentite qualcuno che usa insistentemente la parola escalation allora iniziate a preoccuparvi.
Prendete Beppe Conte, l’altro giorno dopo la rivolta di Evgenij Prigozhin: "C’è una escalation che stiamo seguendo con molta attenzione. Il quadro complessivo rimane comunque quello, così come la nostra posizione critica nei confronti di una strategia che è soltanto militare senza una via di uscita politica".
Tra i migliori propalatori di analisi geopolitiche col botto, per non dire altro, c’è Alessandro Orsini che dopo un anno e mezzo di guerra continua a prendersela con le "ambizioni smisurate" di Zelensky (Zelensky, eh), che "chiede a tutti noi di entrare in guerra con la Russia perché - così spiega Kiev - la rivolta di Prigozhin dimostrerebbe che Putin è debolissimo. Che poi - scusate lo stile di scrittura poco accademico - vi pare mai che uno debole, per essere abbattuto, mo c’ha bisogno di essere attaccato contemporaneamente dai settantacinquemila Paesi che compongono la Nato? Se sei debolissimo, ti basta essere attaccato da uno qualunque a Bakhmut per crollare. Io non so se ci siamo bevuti il cervello con una sorsata nella calura estiva, ma voi avete mai visto uno Stato debole che i Paesi più forti del mondo abbiano paura di attaccare in stile ‘Ma non ci penso proprio’? Magari fossi debole in questo modo. Ci metterei la firma subito".
Orsini è lo stesso che, sempre con lessico "poco accademico", disse che la Russia avrebbe sventrato – usò questo termine, sì – l’Ucraina come e quando avrebbe voluto. Non è accaduto niente di tutto questo, grazie anche al sostegno militare di Europa e Stati Uniti. Proprio quel sostegno che Conte, Orsini e altri autorevoli membri della stessa compagnia di giro vorrebbero fermare. Nei giorni scorsi l’Istituto per lo studio della guerra ha spiegato che il "Cremlino ha faticato a dare una risposta rapida ed efficace all’avanzata della Wagner, evidenziando le debolezze della sicurezza interna probabilmente dovute alla sorpresa e all’impatto delle pesanti perdite in Ucraina".
Gli organi dedicati alla sicurezza interna del Cremlino non sono riusciti a rispondere a una forza militare indipendente che ha conquistato il quartier generale dell’SMD (il distretto militare del Sud, ndr) e ha avanzato su Mosca. Wagner probabilmente avrebbe potuto raggiungere la periferia di Mosca se Prigozhin avesse deciso di ordinargli di farlo". Insomma, "la ribellione ha messo a nudo la debolezza delle forze di sicurezza russe e ha dimostrato l’incapacità di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna, erodendo ulteriormente il suo monopolio sulla forza". Ma qui parliamo invece di escalation: di sciocchezze, senz’altro.