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Il PalaMatteoli ha ospitato il vescovo. Sportivi e famiglie hanno ascoltato monsignor Paolo Benotto che ha poi celebrato una messa
di MARIO MANNUCCI
«ATTENZIONE, lo sport è bello, positivo e formativo. Ma se diventa totalizzante, o se i genitori lo rendono cattivo con le loro urla dalla tribuna, allora lo sport cambia faccia e diventa anch’esso un pericolo».
Con la sua caratteristica oratoria pacata e scandita, l’arcivescovo Paolo Benotto non ha avuto remore a rimarcare i pericoli, appunto, che si nascondono dietro l’attività sportiva, soprattutto giovanile. Un’attività di massa, con numeri importanti «e che va ad aggiungersi – ha detto l’arcivescovo – agli altri impegni dei ragazzi, a cominciare dalla scuola ma anche dal catechismo. Col rischio di non fare bene quello che si sta facendo e dunque di annullare quella funzione formativa che lo sport deve dare a tutti ma soprattutto ai più giovani, bambini e adolescenti».
ALL’INCONTRO con l’arcivescovo che da una settimana è in visita pastorale a Pontedera con appuntamenti quotidiani con realtà sia parrocchiali e religiose che laiche – a cominciare dalle scuole dove, all’istituto Fermi, l’arcivescovo ha parlato agli studenti insieme all’imam di Pisa, primo evento del genere quantomeno a Pontedera – hanno partecipato bambini-atleti, genitori e dirigenti sportivi. Era presente anche una delegazione del Vespa Club che monsignor Benotto ha salutato e ringraziato definendolo «emblema di Pontedera» e ricordando anche la sua «vecchia Vespa dell’età giovanile». Nel breve intervento prima della Messa nella palestra della Bellaria Cappuccini, l’arcivescovo aveva comunque esordito elencando le doti dello sport «che può e deve educare alla lealtà e allo spirito di gruppo, al sentirsi parte di una squadra e di un gruppo».