di Michele Quirici
A Pontedera c’è ricchezza di tante cose e a guardar bene non manca anche chi ha usato la penna per svago, per trattenimento dei goliardi o per lasciare traccia del proprio pensiero in occasioni solenni. Benedetto Mainardi nasce a Bassa, frazione di Cerreto Guidi, ma esercita la professione di dottore in città a partire dalla prima metà del XIX secolo. Nel 1848 scrive: “Tutti i procuratori in paradiso e più un poemetto sul pregio delle corna”.
Il primo è preceduto da queste parole: “Essendo il Mainardi a Cerreto Guidi al Pranzo di Santo Stefano suo Protettore domandò cantando a quel Santo se in Paradiso vi eran Procuratori, e il Santo gli risponde, e gli dà di tutto contezza” e il secondo poemetto da queste: “un pontederese incorre a Messer Mainardi per far la querela contro un individuo che pubblicamente lo aveva chiamato becco, e che gli aveva detto aver più corna Lui di un macellaro, e Mainardi si ricusa di far la querela, e lo persuade così”. Nel 1855 il dottore pubblica altri due poemetti molto particolari: “Una vecchia di Pontedera che si tinge i capelli per sembrar giovine, e per esser amata dagli uomini” e “L’addio del dottor Mainardi all’illustre signore Antonio P*** che con dispiacere universale parte da Pontedera per la Corsica”. Entrambe le opere sono pubblicate dalla tipografia di Cesare Fabiani di Bastia. In quegli anni Mainardi esprime la sua “arte” anche nelle colonne della stampa periodica. Il giornale fiorentino “Il buon gusto” domenica 8 ottobre 1854 ospita un suo componimento che parla del “Cholera” e dei suoi rimedi provocando sarcasticamente i suoi lettori anche su un argomento sul quale è difficile scherzare. Nel 1863 Mainardi scrive in ottave “Elogio a S. Faustino patrono di Pontedera e preghiera al medesimo che ci tenga lontana la crittogama, e ritorni il vino come prima” dove, con una buona dose di spirito scrive: “Faustin noi ti adoriam finchè il sol dura – Tu come Protettor di Pontedera – Libera i Campi dall’estiva arsura – E dagli ardenti rai dell’Atmosfera – Dei toi Pontederesi abbi gran cura, - Tienci lontan dall’Infernal bufera – Fa che sempre si abbondi o Faustino – D’augei, d’armenti, di granaglie, e vino”. Concludendo scrive: “O Popol di Val d’Era a te m’inchino – Implorando mercè, pietà perdono – S’io feci un carme in basso stil meschino – Composto è sol da me Cattivo o buono – Ma il nostro Protettore Guerrier Divino – Accolse allegro quest’ottave in dono - E disse – O mio Dottor dei Mainardi – T’aspetto in Cielo sotto i miei stendardi”.
L’anno successivo la Stamperia Ristori di Pontedera edita “Componimenti poetici pella inaugurazione della nuova chiesa in occasione della solenne festa di S. Faustino Martire patrono della terra di Pontedera nei giorni 6, 7, 8, 9, agosto 1864”, e tra gli autori di questa importante opera c’è il Mainardi che produce due sonetti. Scrive il “dottore di Pontedera”, “In attestato di Venerazione”: “Tenea spezzata in man la tromba acuta – La Dea de’ Grandi ed arrestato il volo – Si ferma il Val d’Era in sul bel suolo – Fuor dell’usato istupidita, e muta – Perché, le dissi, la tua voce ammuta, - Se l’Arno e Mare, e Terra, e Cielo, e Polo, - E dei Pontaderesi il vago Stuolo – S’inchina al Tempio, e Faustin saluta?”. Ai posteri….