Due certezze: Biancoforno è un’industria dolciaria amata in mezzo mondo e sforna delizie apprezzate dall’Europa alle Filippine. L’altra certezza: sono mesi in cui le tensioni fra sindacato e azienda sono forti ed i rapporti ancora complicati. Luca Lami, al timone dell’azienda insieme al fratello, non ci gira troppo intorno: "Questa situazione penalizza l’azienda e non va a vantaggio dello sviluppo e di nuovi posti di lavoro".
Lami, ci sono da mesi tentativi di trattative, ma i nodi pare siano ancora al pettine?
"La questione dell’orario di lavoro: c’è una trattativa, è vero, ma siamo lontani. Noi restiamo disponibili al dialogo, ma è chiaro che serve un accordo che consenta di lavorare. Ribadisco quel che si sa da sempre: siamo una grande realtà artigianale, non ci sono linee di produzione. Infatti la produzione cambia tutti i giorni. Per fare un accordo bisogna essere in due e avere la volontà di sedersi al tavolo, focalizzare il problema e cercare di risolverlo. Fin qui io non ho visto questa disponibilità da parte della Cgil".
Lei parla di guerra dei sindacati all’azienda
"Parlo di guerra della Cgil. Con la Cisl i rapporti sono sereni. Ma al di là di questo, bastano pochi esempi a rappresentare quel che accade: lo sciopero di agosto, del tutto strumentale, ci ha fatto perdere 18 depositi in Germania. Così a settembre, ottobre e novembre stiamo registrando su quel cliente cali di lavoro. Volevamo assumere e invece abbiamo il problema opposto. Credo che questo aggredire l’azienda, anche cercando di farla passare male pubblicamente, non giovi a nessuno; neanche ai lavoratori. Un’azienda che non ha mai licenziato o messo in cassa integrazione qualcuno: qui il ral medio di stipendio è 28mila 300 euro paragonato con i 22.500 medi della provincia di Pisa. Abbiamo in azienda 180 dipendenti, più 30 interinali. Con l’indotto si arriva a 340 persone che hanno uno stipendio grazie a Biancoforno".
L’azienda che ha un motore nell’export
"Per noi è il 34% di un giro d’affari da oltre 54 milioni l’anno. Il 2024, anche per tutto questo, registrerà un calo".
Ci sono stati con la Cgil anche duelli legali. Recente è il caso in tribunale con la sindacalista Merola.
"Anche qui la Cgil ha raccontato l’esito che più gli faceva comodo. L’archiviazione del procedimento non è stata disposta perché “non ci fu diffamazione su Biancoforno”, ma perché la diffamazione è stata ritenuta non punibile perché il fatto è stato ritenuto di particolare tenuità. Questo clima, è evidente, è quello che danneggia ogni politica di sviluppo".
Carlo Baroni