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L’attacco del Cgil che critica anche i termini dell’accordo della Cisl
Su Biancoforno ora i nervi sono testi fra i sindacati. Soecie dopo l’ accordo sull’orario di lavoro, stipulato dalla Fai-Cisl "che descriveva la nostra assenza al tavolo – dice la Cgil – come una forma di protesta per la sospensione di una lavoratrice iscritta alla Cgil". "Non eravamo seduti a quel tavolo non per mancanza di volontà – prosegue la Cgil – . Ci siamo resi disponibili al confronto anche quando la segretaria della Flai fu ingiustamente denunciata. Ma non potevamo sederci ad un tavolo di confronto con un’azienda che a nostro avviso stava tentando di limitare la nostra azione sindacale punendo chi cerca di difendere i colleghi e le colleghe, e ci sarebbe piaciuto che non lo facesse nessuno".
"Siamo contenti ovviamente che l’azienda abbia annullato quel provvedimento preso nei confronti della nostra delegata – prosgeue il sindacato –: forse nelle verifiche che ha fatto nei 15 giorni di tempo che si è presa, ha capito che la nostra delegata non aveva fatto assolutamente niente per cui vedersi arrivare una sospensione cautelare, e forse ha aiutato anche la solidarietà dei colleghi dimostrata con uno sciopero. Certo che alla Flai e alla delegata nessuno ha mai chiesto né spiegazioni, né giustificazioni". La Cgil, riguardo l’accordo, riepiloga i meccanismi proposti: "inizio dell’attività lavorativa variabile con un messaggio su whatsapp inviato il giorno prima; l’azienda può anticipare o posticipare di 4 ore l’entrata con un messaggio; prevista l’autorizzazione ad estendere a 10 ore giornaliere la prestazione della giornata lavorativa nei casi in cui l’azienda per assenteismo ritenga necessario adottare tale opzione; prevista l’autorizzazione a ridurre le 8 ore giornaliere senza preavviso e secondo le necessità aziendali".
"Ricordiamo che un giudice del lavoro la settimana scorsa – l’attacco della Cgil – ha pronunciato una sentenza che ha condannato l’azienda per la mancanza di orari definiti, riconoscendo un risarcimento economico al lavoratore che ha subito le condizioni che oggi si vorrebbe normare con un accordo aziendale".