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Calzaturieri verso il nuovo contratto: "Chiesto un aumento di 260 euro"

E’ stata varata la piattaforma rivendicativa per il rinnovo: ecco tutti i dettagli e le richieste dei sindacati

Calzaturieri verso il nuovo contratto: "Chiesto un aumento di 260 euro"

di Carlo Baroni

FIRENZE

Il calzaturiero, alle prese con frenate e false ripartenze del mercato, è in attesa del nuovo contratto di lavoro. Nei giorni scorsi è stata varata la piattaforma da parte della delegazione trattante di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil inviata ad Assocalzaturifici, l’associazione confindustriale di settore, per iniziare le trattative il prima possibile. Il contratto vigente è in scadenza il prossimo 31 dicembre. Il documento, prima del varo definitivo, è stato discusso in assemblee nei luoghi di lavoro. Vediamo i dettagli della piattaforma. Per il triennio 2024-2026 le organizzazioni sindacali hanno chiesto un aumento salariale medio (terzo livello) lordo di 260 euro, necessari a tutelare lavoratrici e lavoratori dall’inflazione. Sul welfare contrattuale, si apprende, i sindacati hanno chiesto per il fondo integrativo sanitario Sanimoda l’aumento per ogni dipendente di 3 euro della quota che passerà da 12 a 15 euro e di altri 2 euro per l’introduzione della prestazione della Ltc (non autosufficienza). Per il fondo previdenziale integrativo di settore Previmoda è stato chiesto l’aumento del contributo a carico delle aziende.

Sulla contrattazione di secondo

livello è stato chiesto di incrementare l’elemento di garanzia

retributiva (per le aziende che non praticano la contrattazione

di secondo livello) portandolo dagli attuali 300 ai 500 euro annui, e di trasformare questo istituto normativo contrattuale in elemento perequativo. Sul mercato del lavoro, per una lotta alla precarietà , è stata chiesta la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, di migliorare le condizioni previste per la flessibilità e per il part time volontario fino alla definizione delle linee guida sul lavoro agile.

Una scadenza importante il contratto che arriva in un momento delicato per il settore della scarpa, motore rilevante del manifatturiero regionale: la Toscana è la terza regione italiana per export calzaturiero, con una quota del 19,8% sul totale Italia. E gli ultimi dati denotano una fase di difficoltà: in controtendenza rispetto all’andamento nazionale si registra una flessione del -12,9%, tra calzature e componentistica. L’arretramento va interpretato anche alla luce di dinamiche distributive attuate dalle multinazionali del lusso, con il forte calo della Svizzera e la spedizione all’estero di merce prodotta in Toscana effettuata da altre regioni. Le prime 5 destinazioni dell’export toscano sono: Svizzera (-39%), Usa (-5,8%), Francia (+27,4%), Cina (133,8%) e Paesi Bassi (+13,7%). Crollo ulteriore per i flussi verso Russia e Ucraina: -32,3% complessivo rispetto ai livelli dello scorso anno, già pesantemente colpiti dallo scoppio della guerra. In Toscana nel primo semestre del 2023 il numero di imprese attive ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di -70 aziende sullo scorso dicembre, tra industria e artigianato, accompagnato da un saldo positivo di +359 addetti.