Un nuovo rinvio dopo quello della volta scorsa. Ieri in tribunale di Firenze è stata accolta la richiesta di modifica dei capi di imputazione da parte dell’accusa che ha portato a una fissazione di una nuova udienza preliminare per il processo Keu, che vede la procura chiedere il rinvio a giudizio di 24 persone e 6 società. Si torma in aula il prossimo 20 settembre anche per l’eventuale ammissione delle presunte parti offese: una quarantina tra persone fisiche (proprietari di terreni), Comuni, sindacati, associazioni.
Uno scandalo, quello del Keu, che arriva nell’aula penale a tre anni dallo scoppio dell’inchiesta, e a quattro anni dall’indagini. Era immaginabile che il percorso sarebbe stato molto complesso per il numero di imputati e per la varietà di reati contestati. E’ altrettanto evidente che chi si ritiene parte offesa vorrebbe che la vicenda "entrasse nelle sostanza quanto prima", come sottolinea l’avvocato Luca Scarselli che assiste sedici cittadini proprietari di terreni e case sulla strada regionale 429 Empolese-Valdelsa - qui, secondo le indagini, le "terre avvelenate" sarebbero finite a tonnellate nel quinto lotto – che chiedono di costruirsi parte civile. Così come assiste il Comitato Vittime di Podere Rota di Arezzo e l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico. "Ci aspettano ancora udienze fiume – spiega l’avvocato Scarselli, – per la complessità dell’articolazione dell’inchiesta fatta di migliaia di carte, per il numero di imputati e per la varietà dei reati contestati. Se si arriverà a celebrare un processo (siamo ancora all’udienza preliminare), come speriamo, siamo altrettanto convinti che questo caso arriverà fino in Cassazione. Temiamo per il rischio prescrizione di alcuni reati minori".
I capi di accusa contestati nell’inchiesta vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, all’abuso di ufficio fino alla corruzione elettorale. Era l’aprile del 2021 quando fu scoperchiato l’enorme vaso di Pandora delle terre avvelenate che sarebbero finite a tonnellate in mezza Toscana per riempimenti e sottofondi stradali nonostante non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque sotterranee significative concentrazioni di metalli pesanti (cromo ed altre sostanze). Nelle carte dell’inchiesta arrivata davanti al gup sono 13 i siti ritenuti inquinati (anche nel Pisano e in Valdera) dove il keu è stato trovato nell’ambito delle indagini della procura antimafia di Firenze. Ma esami e accertamenti di Arpat e carabinieri – come emerso nelle settimane scorse – starebbero mettendo sotto la lente un’altra serie di siti (pare una sessantina) in tutta la Toscana.
Carlo Baroni