SARAH ESPOSITO
Cronaca

"Troppi cinghiali e lupi? Le cause sono tante"

Incidenti d’auto e aggressione ai greggi, sono tanti gli animali che si avvicinano ai centri abitati. L’analisi di Carlo Galletti di Legambiente. "Potrà sembrare strano ma la maggior presenza dei cinghiali è dovuta proprio all’attività venatoria"

I cinghiali sono una presenza frequente in Valdera

Valdera, 5 settembre 2021 -   La natura si riprende i propri spazi. Quante volte abbiamo sentito questa frase in tempi di lockdown? Mentre la specie umana era costretta a casa, gli animali potevano essere liberi, così come la vegetazione. Sono bastati pochi mesi però a ribaltare nuovamente la situazione e adesso appena gli animali selvatici si avvicinano ai centri abitati, quel romanticismo, quell’amore bucolico svanisce. Perché? A volte perché la presenza di questi animali rappresenta un pericolo effettivo per l’uomo o per gli allevamenti. E allora dove sta l’equilibrio?

«È un tema complesso – ci aiuta a fare chiarezza Carlo Galletti di Legambiente Valdera – e ogni specie ha le proprie caratteristiche. I cinghiali sono i più problematici. Ci troviamo in un contesto in cui l’agricoltura ha abbandonato negli anni molti terreni marginali soprattutto nelle zone collinari e montane. Una situazione che ha favorito l’aumento delle superfici dei boschi, l’habitat di questi animali". Cambiamenti quindi in parte naturali e in parte dovuti a delle condizioni create dall’uomo. Ma la presenza di più boschi giovani non è l’unica causa del fenomeno secondo Legambiente.

«Potrà sembrare strano – continua – ma la maggior presenza dei cinghiali è dovuta proprio all’attività venatoria. Mi spiego meglio. Una di queste è la pasturazione, oggi illegale ma ancora largamente diffusa. Succede che se i cinghiali vengono nutriti nei periodi di maggiore crisi alimentare si incide fortemente sulla demografia della specie. Infatti se il cinghiale riuscirebbe a sopravvivere all’eccessivo caldo o all’eccessivo freddo, ciò che cambia con un "aiuto esterno" nell’alimentazione è il successo riproduttivo degli ungulati". Se l’obiettivo è il riequilibrio, le soluzioni proposte sono in una sorta di eterna lotta tra chi propone di lasciare fare alla natura e chi invoca l’intervento umano e l’uso dell’attività venatoria.

«L’altro aspetto della caccia che fa aumentare la presenza dei cinghiali – prosegue – è la caccia in braccata. Il cinghiale è un animale che vive in branco e all’interno del gruppo ci sono soltanto alcune femmine che si riproducono. Con la caccia in braccata il gruppo si disgrega, si destruttura e il numero di femmine riproduttive aumenta". Sono molte le segnalazioni di ungulati vicini ai centri abitati. È di poche settimane fa la notizia di un incidente provocato proprio da un cinghiale, nel Comune di Crespina Lorenzana.

«Ci sono delle zone che soffrono maggiormente questa situazione – prosegue Galletti – come il Monte Pisano, che nonostante sia quasi un’isola tra zone abitate, vede una grande presenza di cinghiali. Oppure le zone collinari dove sono presenti aree boschive come Terricciola o Palaia. L’altro tema di cui dobbiamo tener conto è il ritorno economico dell’attività venatoria. Abbiamo stimato che il giro d’affari per la vendita delle carni, tra ristorazione, vendita ai privati e sagre, si aggira intorno ai 2 o 3 milioni di euro all’anno nelle province più grandi della Toscana".

Altro discorso per i lupi. "Le aggressioni nei confronti dell’uomo – conclude – sono molto rare. Mentre gli impatti sugli allevamenti possono essere importanti. Ma perché in alcune zone succede e in altre no? In alcune nostre zone la presenza del lupo non è conosciuta, per cui gli allevatori, soprattutto di pecore, le lasciano senza un ricovero per la notte o senza una sorveglianza. Come si può intervenire davvero per un riequilibrio? Gli enti pubblici, soprattutto la Regione, dovrebbero seguire l’esempio dei parchi".