CARLO BARONI
Cronaca

Cerca di calmare due che litigano: lo accoltellano all'addome, "Ho pensato di morire"

San Miniato, il racconto di un 53enne ferito durante una rissa stradale in cui cercava di fare da paciere

L'uomo accoltellato (Tommaso Gasperini / Fotocronache Germogli)

San Miniato, 7 agosto 2019 - Voleva dividerli, prima che la lite degenerasse. Li conosceva entrambi e – da uomo più grande di loro –, si è sentito in dovere di aiutarli a calmare gli animi. Invece si è trovato un coltello nell’addome. Nicola Lanfri, 53 anni, di Ponte a Egola, è il cittadino che è stato ripagato così per aver teso una mano. «Mi sono comportato come, credo, avrebbe dovuto fare chiunque, con senso di responsabilità – racconta –. Ho fatto la stessa cosa che ci viene spontanea quando, in macchina, troviamo un incidente o qualcuno si sente male sulla strada. Ci si ferma, si chiede cos’è successo e si guarda cosa si può fare, nell’attesa che arrivino i soccorsi. Così sono state salvate anche vite».

Lei aveva paura che tra i due le cose sarebbero davvero finite male?

«Si stavano picchiando ferocemente. Urlavano come persone fuori di testa, non so cosa si dicessero e quindi non so per cosa litigassero. Ma la situazione era incandescente».

Lei dove si trovava?

«Ero davanti l’edicola di piazza Spalletti a Ponte a Egola e loro stavano litigando in un giardino aperto che si trova proprio di fronte, in prossimità della filiale di Intesa San Paolo. Li vedevo bene».

In che istante preciso ha deciso di intervenire?

«Quando ho capito che conoscevo bene entrambi i giovani. Due ragazzi di trentanni, di nazionalità marocchina che vivono qui a Ponte a Egola. C’avevo parlato varie volte e loro sanno bene chi sono. A quel punto mi è venuto spontaneo andare da loro per riportare la calma. Mi sono avvicinando dicendo: ‘Ragazzi, ma che fate? State calmi e fatela finita!’. Uno di loro però ha estratto un coltello di quelli a serramanico e mi ha colpito violentante all’addome».

Qualcuno ha visto la scena?

«No. No. Non non c’era nessuno. Io sono sbiancato, finendo a terra, in un lago di sangue. Loro, invece, hanno smesso di litigare e in un baleno si sono dileguati. Ho avuto tantissima paura e davvero ho pensato che per me fosse finita. Poi sono riuscito a rialzarmi continuando a perdere sangue, ho raggiunto il bar Poppi dove sonno stato soccorso. E’ arrivata l’ambulanza inviata dal 118 e sono intervenuti i carabinieri».

Lei è riuscito a dare ai militari indicazioni utili?

«Certo, conosco i due ragazzi. E’ bastato pronunciare un nome ed hanno capito di chi stavo parlando. Poi ho messo tutto nero su bianco in una querela».

Da quanto si apprende sono stato identificati e sono in corso indagini. Lei come si sente?

«Mi è andata bene. Al pronto soccorso di Empoli mi hanno medicato, messo sei punti e dato otto giorni di prognosi. I medici hanno detto che se la lama fosse stata affondata di un altro centimetro sarebbero stati lesi gli organi vitali».

Rifarebbe tutto da capo?

«Se avessi visto che erano armati non sarei intervenuto, avrei chiamato subito i carabinieri. Però, da cittadino che ha dei valori, posso dirle che quando si può dare una mano, pur con attenzione ed evitando pericoli, è un nostro dovere farsi avanti. L’indifferenza non può che peggiorare le cose».