All’interno del vasto programma di Volterra22, nell’ambito di ‘Volterra che cura’, Mariangela Capossela, raffinata artista concettuale e visiva, ha avvviato un corposo lavoro sulle persone che hanno vissuto nell’ex ospedale psichiatrico. Il lavoro è partito dal volume ‘Corrispondenza negata’, un faldone pubblicato per la prima volta nel 1984 all’interno di una serie di pubblicazioni relative alla ‘cittadella dei folli’ di Volterra e ristampato nel 2008. Una raccolta di lettere, scritte dai primi del Novecento fino alla metà degli anni ‘70, dagli internati in manicomio: missive scritte a mano indirizzate alle famiglie, ai figli, al sindaco del paese o al vescovo, mai spedite perchè le regole dell’ospedale psichiatrico impedivano comunicazioni fra il paziente e il mondo che si era lasciato fuori.
Capossela, sorella del cantautore Vinicio, ha intrapreso un cammino sulla via della memoria attorno alle infinte costellazioni di storie che hanno scandito la narrazione di uno dei manicomi più grandi e più importanti di Italia. Iniziando proprio da ‘Corrispondenza negata’, l’espistolario dei malati che non è mai giunto a destinazione: le lettere che le donne e gli uomini rinchiusi nel manicomio indirizzavano al mondo esterno, non venivano spedite ma solitamente inserite nelle loro cartelle cliniche, con tutta probabilità per accrescere il bagaglio conoscitivo sulla malattia.
Capossela ha ritrascritto a mano le lettere impresse in ‘Corrispondenza negata’ e lo scorso sabato sera, al teatro Persio Flacco, ha consegnato le prime missive al presidente della Regione Eugenio Giani, al sindaco Giacomo Santi, al presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, all’assessora regionale Alessandra Nardini, a Claudio Grandoli di ‘Inclusione, Graffio e Parola’, alla direttrice delle Poste Roberta Santini e a suo padre, Vito Capossela.
In totale verranno spedite 365 lettere ritrascritte dall’artista e vergate nero su bianco dagli internati dell’ex manicomio: nelle missive (undici sono partite già domenica mattina) si chiederà al destinatario o alla destinataria di rispondere, così da ricucire quella corrispondenza interrotta. "Le lettere sono un gesto che libera quella voce strozzata – ha detto l’artista – un gesto per rendere viva una storia, la sua memoria sepolta. Le lettere circoleranno in tutta Italia, e ai destinatari chiedo di inviare la loro risposta. Voglio che quella corrispondenza negata trovi una corrispondenza umana". Capossela, in autunno, realizzerà per Volterra22 una performance collettiva con il coinvolgimento dei cittadini sulle lettere scritte dai pazienti dell’ex manicomio e mai recapitate.
Ilenia Pistolesi