REDAZIONE PONTEDERA

Delitto in pineta, c'è un secondo arresto

Si tratta di una 33enne trovata in possesso dell'arma indiziata di aver ucciso un 25enne e ferito gravemente un 18enne che aveva abitato in Valdera

Indagini dei carabinieri

Indagini dei carabinieri

Pontedera, 18 agosto 2019 - Nuova svolta sul delitto in pineta nel Grossetano. Per l’omicidio del 25enne marocchino Jarmouni Bouazza e il tentato omicidio del connazionale Rahhal El Jamouni, poco più che diciottenne e che un anno fa – ancora minorenne – fu fermato a Pontedera dove aveva abitato per un periodo, i carabinieri hanno arrestato anche una donna di 33 anni, di Suvereto, Sonia Santi.

Nei giorni scorsi era già finito in carcere Mirko Meozzi, 45enne di Scarlino. Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Grosseto e della compagnia di Follonica e coordinate dalla procura di Grosseto, i due arrestati avrebbero sparato ai giovani marocchini – a fare fuoco sarebbe stato però Meozzi con la pistola della Santi – per rapinarli di denaro contante e droga in un bivacco a Gavorrano frequentato da spacciatori dove si trovavano, nella notte tra domenica e lunedì anche le due vittime dell’agguato. I carabinieri hanno spiegato anche di aver trovato in casa della 33enne parte della droga che sarebbe stata portata via alle due vittime – 10 grammi di hashish e 3 grammi di cocaina, il tutto suddiviso in dosi – nonché l’arma verosimilmente utilizzata, una Beretta calibro 9, detenuta legalmente dalla donna. I militari hanno inoltre proceduto al ritiro amministrativo di altre armi e munizioni legalmente detenute dall’indagata. 

Una svolta c’era stata all’esito dell’interrogatorio di Abdellah Eljamouni, 27 anni, zio del 18 enne gravemente ferito dagli spari del killer che aveva ricevuto messaggi vocali dal nipote subito dopo l’agguato. «Il mio assistito si è volontariamente costituito ai carabinieri perché era consapevole di sapere delle cose importanti nella sparatoria», ha detto il suo avvocato Massimo Parenti, «è un testimone di riferimento di questo fatto. Non ha assistito all’agguato di Gavorrano ma ha fornito tutti gli elementi a sua disposizione». L’avvocato Parenti ha precisato che lo zio, che era ricercato da tempo, «è indagato per un fatto totalmente diverso, avvenuto mesi fa». E con il delitto non c’entra. I Jarmouni sono un nucleo che ha radici tra Valdera e zona livornese.