Appuntamenti telefonici, scambi e contatti anche in aree di servizio. In alcune circostanze anche a Fucecchio e a San Miniato. E viaggi, verso Roma. Verso il sud e in nord Italia. Fra trattative sui compensi e droga a fiumi. In particolare, dalle indagini – si apprende – è emerso che una partita di droga estratta nel 2022 da un contenitore arrivato sulla costa sia stato poi consegnato agli aventi diritto proprio ad un distributore di San Miniato. Del resto regia era nel Cuoio delle presunta organizzazione criminale messa in piedi per gestire il business per il quale si erano alleati anche esponenti di ‘ndrangheta, camorra e una gang criminale albanese che operava con ramificazioni pure in Belgio, Albania, Francia, Germania, Ecuador e Colombia. L’indagine della Dda di Firenze – condotta dalla guardia di Finanza – ha smantellato un sistema articolatissimo di quella che ritenuta essere un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Un’inchiesta – diverse le posizione nella vicenda degli indagati (una quarantina)– condotta dalle Fiamme Gialle. In questa operazione sono state sequestrate oltre 2 tonnellate di cocaina, 45 chili di hashish, 20 chili di marijuana, che avrebbero fruttato circa 70 milioni di euro. Droga che arrivava dal Sud America. Tra gli elementi di spicco dell’organizzazione è ritenuto essere stato un albanese residente a Santa Croce. Poi ci sono altri 9 indagati fra Santa Croce, Castelfranco e Montopoli.Ma come operava l’organizzazione? Tecnologie avanzate, linguaggio criptico, arnesi e capacità di richiudere i contenitori una volta presa la merce.
C’erano i "recuperatori" e i "supervisori". Durante le indagini – si apprende – è stato rilevato che, per il monitorare le partite di narcotico, gruppi di indagati si avvalevano di moduli gps consultabili da telefoni dedicati tramite un’app. Il passo decisivo era farla uscire dai porti. Operazione, questa, che era preceduta da appostamenti, con i membri della squadra a verificare il momento preciso, in cui il contenitore di loro interesse veniva portato fuori dagli spazi doganali per essere scaricato. La droga arrivava nei porti e viaggiava nascosta tra le casse di banane e frutta esotica. In una circostanza tre soggetti – si sarebbero finti anche carabinieri nel vano tentativo di recuperare lo stupefacente perso: si sarebbero rivolti al titolare di un’azienda per ricercare il carico di banane che secondo i piani avrebbe contenuto lo stupefacente importato.
Carlo Baroni