Pontedera, 6 febbraio 2019 - Prima di essere uccisa a colpi di pistola Elisa è stata picchiata. E’ questo il particolare più agghiacciante che emerge dall’autopsia sul cadavere della povera Elisa Amato. Ci sono voluti nove mesi prima di sapere che cosa è successo quella maledetta notte del 26 maggio scorso. Era la notte in cui la bella Elisa, 29 anni, residente con la famiglia a Galciana, commessa in un negozio di abbigliamento nel centro di Firenze, è stata uccisa dall’ex fidanzato, Federico Zini, 25 anni, di San Miniato, che poi si è tolto la vita.
Finalmente il medico legale pisano, Marco Di Paolo, ha depositato l’autopsia disposta dalla procura pisana subito dopo l’omicidio-suicidio. Nove mesi per sapere che Elisa è stata uccisa a Prato, a Galciana, sotto casa. Secondo quanto emerso dall’esame del medico legale, l’orario della morte è collocabile intorno alle tre di notte. Stessa ora in cui alcuni residenti hanno udito distintamente il rumore di tre colpi di pistola.
Sono gli spari che Federico ha inflitto alla ex. Il primo l’ha colpita sull’avambraccio destro, il secondo (quello mortale) ha perforato il polmone sinistro e cuore, il terzo il fegato. Elisa ha perso tantissimo sangue ed è morta quasi subito. Tutti i colpi sono entrati nel corpo da destra, dettaglio che conferma il fatto che Elisa fosse seduta in auto dal lato del guidatore quando Federico le ha sparato senza pietà. Ma il particolare più terribile sono i segni sul volto della ragazza.
Il viso – come emerge dalla relazione del medico legale – aveva lesioni evidenti. E due incisivi rotti. Il sospetto è che Elisa sia stata picchiata da Federico prima di essere ammazzata a colpi di pistola. Il medico legale ha sottolineato che i segni potrebbero essere compatibili con lo spostamento del corpo dal lato del passeggero dell’auto. Difficile, però, pensare che gli incisivi si possano essere rotti nello spostamento. Quando i due sono stati trovati Elisa era rannicchiata nello spazio sotto il cruscotto della macchina. E’ probabile che l’ex l’abbia messa lì per nasconderla prima di girovagare in macchina. Non è possibile sapere quanto il ragazzo abbia girato in auto con il cadavere prima di arrivare al parcheggio del campo sportivo di San Miniato dove si è sparato.
L’AUTOPSIA ha chiarito la dinamica di quella notte folle. Nessuna consolazione per i familiari che, assistiti dall’avvocato Antonio Bertei, avevano chiesto a più riprese che fine avesse fatto l’autopsia. Non per placare la sofferenza ma dare dignità al sacrificio della figlia. Adesso il fascicolo tornerà a Prato per competenza territoriale. L’unica cosa che resta da fare al pm Valentina Cosci è l’archiviazione.
Laura Natoli