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Disegno realizzato dalla 1^ D di Montopoli
Abbiamo letto il libro "Ero un bullo". Il protagonista, Daniel Zaccaro, era un bambino come noi con una grande passione per il calcio. A soli dieci anni fu acquistato dall’Inter e questo lo riempì di gioia e paura. Cercava di dare il meglio di sé ma non ci riusciva, soprattutto perché il padre lo seguiva costantemente aumentando la pressione. Si arrabbiava tantissimo quando il figlio sbagliava, minacciandolo o insultandolo. Daniel, non riuscendo a sopportare la grande pressione cui era sottoposto, iniziò a giocare male e fu escluso dall’Inter. Da quel momento si convinse di non valere niente. Per riempire il vuoto che aveva dentro e per essere apprezzato dai suoi amici iniziò a mentire e a non ascoltare i genitori, a fare il bullo. Arrivò persino a commettere reati. Fu anche arrestato e condannato a due anni di carcere. In carcere Daniel iniziò a sentirsi molto solo e cominciò a scrivere delle lettere alla mamma piene di un amore e questo li portò a riavvicinarsi. Adesso Daniel lavora come educatore al Kairòs, comunità che accoglie i ragazzi che sono stati in prigione. Daniel sostiene che, per avere un buon rapporto con i figli, il genitore deve essere credibile, lasciare il figlio libero di scegliere, prendersi cura di lui condividendo regole chiare e non decidere al posto suo i tempi di crescita, maturazione e futuro. Come scrive Andrea Franzoso, autore del libro, "ricordati sempre che nella vita non esiste un copione già scritto: fino all’ultimo puoi decidere di cambiare il finale".