Santa Croce (Pisa), 24 aprile 2022 - Alla richiesta alla Procura di Roma di proseguire con le indagini, nei giorni scorsi l’avvocato Luigi Fornaciari Chittoni ha fatto seguire un sollecito. "Sono anni che la famiglia soffre e aspetta – spiega il legale –. Chiediamo che venga presa una posizione. O si proceda, oppure si chieda l’archiviazione". Anche in quest’ultimo caso ci sarebbe una chance per agire, facendo opposizione all’archiviazione portando elementi e chiedendo ad un giudice di esprimersi. L’estate scorsa il legale aveva depositato in Procura una memoria corredata da perizia criminologica che porta elementi nuovi, si apprende, sul caso della morte di Federico Carnicci.
Un giallo quello del giovane operaio di Santa Croce in piedi da anni e che cominciò tra il 6 ed il 7 luglio 2015: il 27enne scomparve mentre con un gruppo di amici stava facendo un’esperienza di vita di strada a Roma. Saranno alcuni del gruppo con cui viveva sotto Ponte Mazzin, il mattino dopo, a fare la denuncia di scomparsa. Dopo 10 giorni Federico venne trovato cadavere nel Tevere. Come c’era finito? Dopo una prima archiviazione il caso venne riaperto due anni dopo per omissione di soccorso (a carico di ignoti). Nella memoria per il pm il legale della famiglia di Carnicci – coadiuvato dalla criminologa Bardi – ha fornito una serie di elementi, anche a testimoniali, che porterebbero anche ad ipotizzare come la morte di Federico non è assolutamente compatibile con il suicidio. "Abbiamo chiesto alla Procura di ascoltare testimoni chiave di questa storia che hanno fornito versioni contraddittorie – spiega l’avvocato Chittoni –. Abbiamo fornito ampio materiale con le nostre investigazioni che sono corredate anche da registrazioni audio acquisite nel rispetto di tutte le procedure di legge. Un lavoro che gli inquirenti hanno a disposizione dal luglio scorso". Sono passati mesi. Qualcosa si è mosso?
"Che mi risulti no, consideriamo tuttavia che c’è anche il segreto istruttorio e che noi non abbiamo accesso a tutti gli atti. Ho inviato in Procura un altro sollecito – rileva il legale –. Quello che ci dispiace è che ad oggi non ci sia stata una risposta. Noi crediamo che qualcosa debba essere fatto, che venga presa una decisione". In sostanza, il pool di professionisti che assiste i familiari del 27enne ha chiesto da tempo di cambiare il titolo di reato del fascicolo ancora aperto sulla vicenda da omissione di soccorso a carico di ignoti a omicidio. Perché ci sarebbero elementi che potrebbero confortare anche questo scenario.