
Il sopralluogo al tratto di strada franato. Ora si studia un percorso alternativo
VOLTERRAUna frana storica che marcia da oltre mezzo secolo nell’area in cui, giovedì scorso, è avvenuto lo spaventoso crollo che ha devastato un tratto della statale 68 nei pressi del bivio di Mazzolla. L’analisi del professor Giancarlo Lari, geologo, parte proprio dal recente passato. "La frana di Monte Terzi risale alla metà degli anni ’60 del secolo scorso quando improvvisamente si attivò e raggiunse il fondovalle del fiume Era, sotto il Poggio alla Rocca, causando la formazione del cosiddetto lago del Palagione che dunque si può classificare come lago di sbarramento per frana - è quanto sottolinea il professor Lari - La nicchia della frana, la cui superficie di scorrimento è molto profonda (intorno ai 10-15 metri), si fermò a poche decine di metri dal tracciato della strada statale 68, all’altezza del bivio per Mazzolla e rimase ferma per quasi 60 anni. Nell’autunno dello scorso anno la nicchia di distacco riprese la sua avanzata verso monte, interessando marginalmente la strada".
Cosa è accaduto ora? "La frana si è riattivata tanto da intaccare più a fondo il tratto della statale 68 che lo scorso Natale era stato spostato alcuni metri più a monte per consentirne l’agibilità – riprende il professor Lari – fattori predisponenti di natura geolitologica, idrogeologica e strutturale, uniti alle intense precipitazioni dei mesi scorsi, protrattesi fino agli ultimi giorni, sono la causa del re-innesco della frana che non sarà facile fermare". Sul fronte politico, la spaventosa frana accende nuove polemiche. Il senatore Manfredi Potenti (Lega) e la capogruppo in consiglio regionale della Lega Elena Meini lanciano accuse: "Il Governo - dichiarano - non lascerà sole Volterra e la Valdicecina. Ci ricordiamo le lamentele dell’allora giunta comunale civica di Volterra e dei cittadini pendolari, senza però che la Regione e la Provincia muovessero un dito. Oggi raccogliamo i frutti di quegli anni di abbandono, e per fortuna che oggi c’è Anas altrimenti le chiusure non sarebbero di qualche settimana. Chi oggi vuole scrivere lettere al Ministro Salvini - tuonano Potenti e Meini - è lo stesso che fino a ieri era muto con Regione e con i governi di sinistra, mostrando disonestà intellettuale. Noi siamo diversi e andremo in fondo alla vicenda. Siamo in contatto con il ministero e vogliamo far capire che Volterra e la Valdicecina non saranno lasciate sole, ma che la situazione sarà risolta quanto prima. Vogliamo anche che la questione della statale 68 sia affrontata una volta per tutte, dopo 60 anni di immobilismo delle sinistre".
I.P.