Nel ventaglio di reati che la Procura di Pisa contesta, a vario titolo, agli indagati dell’inchiesta sulla maxifrode del gasolio taroccato, c’è anche la bancarotta fgraudolanta (che riguarda però solo alcune posizioni). Questo perchè l’organizzazione, secondo gli inquirenti, ha gestito il deposito di Crespina per le proprie illecite attività anche dopo la dichiarazione di fallimento della società titolare della relativa licenza fiscale: condotta per la quale agli affiliati è stata contestata anche la fattispecie di reato ai sensi della legge fallimentare. L’inchiesta intanto è in pieno svolgimento e l’attenzione degli inquirenti è ora incentrata sulla ricostruzione di tutta la filiera, compresi i destinatari del prodotto: 10 milioni di litri, secondo la procura, sottratto all’Accisa. Il finto gasolio era frutto della miscelazione di olii e sostanze di varia natura con gasolio e benzina, allo scopo di celarne la presenza ed al contempo aumentare significativamente il volume del prodotto da immettere sul mercato. Tra i 20 indagati ci sonio anche 3 toscani.
CronacaFrode gasolio Spunta reato bancarotta