REDAZIONE PONTEDERA

Fu il primo a pubblicare “Gli sposi promessi”

La biblioteca di San Benedetto del Tronto porta il suo nome. Mentre in Valdera. è stato quasi dimenticato

Il grande letterato Giuseppe Lesca, oltre ad aver insegnato a Pontedera e a Pisa, donò la sua arte alle scuole secondarie di Giarre, Modica, Catania e Roma. A Firenze al magistero femminile restò 25 anni. Fu presidente del Comitato Regionale di Assistenza Scolastica Orfani di Guerra e dopo Caporetto fondò e diresse a Firenza la “Casa del Soldato”. Lettore privato della regina Margherita di Savoia, collabora a quotidiani, riviste storiche e letterarie fra cui a Firenze “Nuova Antologia” e “Rassegna nazionale”, a Milano “L’Illustrazione italiana” di Treves. Ha rapporti epistolari con D’Annunzio e molti altri importanti intellettuali e letterati dell’epoca, come Isidoro Del Lungo, Giuseppe Protonotari, Angelo De Gubernatis e Alessandro Chiappelli.

Apprezzato per i suoi studi danteschi si dedicò in particolare a quelli manzoniani, curando la prima pubblicazione integrale del “Fermo e Lucia” con il titolo “Gli sposi promessi” nel 1916. Oltre a riscoprire l’opera, che poi sucessivamente diventerà il celebre “Promessi Sposi”, curò la pubblicazione di “Tutte le opere” di Alessandro Manzoni per l’editore fiorentino Barbera negli anni venti. Cospicua e variegata la sua produzione saggistica e delle opere poetiche tra cui: “Dolce Casa” (1900); “Voci e fantasmi” (1910); “Gloria di vette e valli” (1913): “Una vita” (1920); “Leonardo da Vinci” (1920); “Macchiavelli, Lettere” (1929) e “La poesia georgica di Giovanni Pascoli” (1934). L’opera “pontederese” su Giannantonio Campano gli fece conquistare una certa fama, essendo stato il primo a tentare una ricerca a carattere monografico sull’insigne umanista, ma dopo la pubblicazione non mancarono anche molte critiche. L’emerito professore morirà l’otto marzo 1944. La Biblioteca Comunale di San Benedetto del Tronto porta il suo nome e sarebbe bello se la biblioteca Gronchi di Pontedera gli dedicasse un piccolo scaffale con le sue opere.

Michele Quirici