
Nella chiesa dell’Oltrera il saluto all’impiegato della Siat deceduto sabato
Pontedera, 6 aprile 2016 - UNA FOLLA commossa e silenziosa ha dato l’ultimo saluto a Davide Saverdi, l’uomo che «era il ritratto della bontà», come ha detto all’inizio della funzione religiosa il parroco di San Giuseppe, don Giulio Giannini. Nella prima panca, accanto alla bara, la moglie Paola, i figli Leonardo e Alessandro di 11 e 7 anni, i genitori Dino e Gabriella, la sorella Barbara. Poi altri familiari, parenti, colleghi di lavoro e i tantissimi amici. Centinaia. Tutti con una sola frase e non di circostanza: «Davide era una bravissima persona». Venerdì della scorsa settimana, «in una giornata più serena di altre» – come ha detto il cognato Matteo leggendo una bellissima lettera al termine della messa – Davide Saverdi era a una cena, a Ponsacco, insieme ad amici ex compagni di scuola. Poco dopo le 23 è uscito dal ristorante perché gli mancava l’aria. Pochi minuti dopo è spirato nonostante i soccorsi dei sanitari. Davide era uno sportivo. Ma il suo cuore si è fermato improvvisamente. Per sempre.
DA UNA quindicina d’anni il quarantunenne era responsabile amministrativo della Siat, la società che realizza e gestisce i parcheggi a Pontedera. Per questo al funerale sono stati presenti anche il sindaco Millozzi, molti assessori, tanti dipendenti comunali, oltre alla dirigenza della società.
ALLA FINE un solo ricordo, a nome di tutti, letto dal cognato che si è rivolto a Davide con queste parole: «Senza risparmiarti riuscivi a essere contemporaneamente e fino in fondo babbo, marito, figlio, amico, collega». «Tu sei come un grande albero con radici profonde e foglie verdi ancorate al ramo – sono ancora le parole della lettera – L’albero sotto cui ci siamo riparati dal sole e dalla pioggia. Quell’albero ha superato le sue tempeste restando sempre dritto. Ma questa volta una tempesta più forte, improvvisa e inspiegabile, e soprattutto subdola perché arrivata senza dare alcun segno, ti ha ferito a morte. Ora piangiamo. Ti vedo lì, nell’angolo di questa chiesa, seduto, un po’ sornione a pensare. Come vi sbagliate a credere che la mia ombra, il mio riparo non ci saranno più!. Ci saranno, Davide, perché chi semina lascia ciò che ha seminato e tu in 41 anni hai seminato tanto. Ci continueremo a riparare alla tua ombra dal sole e dalla pioggia. Lo continueremo a fare grazie alla tua protezione. Le lacrime lasceranno il posto non alla gioia ma di nuovo alla serenità, il dolore resterà, ma sarà mescolato con la voglia e con il dovere di ripartire. Come vorresti tu che ci stai guardando da quell’angolo della chiesa con un sorriso immensamente bello».