
La chiesa di Santa Croce
Santa Croce, 3 novembre 2015 - Il tema li interessa: gli imprenditori conciari di Santa Croce e l’unione dei comuni, prospettata dal rapporto Irpet-Regione Toscana che individua in Santa Croce il centro di un futuro supercomune che comprenda quelli del Comprensorio. «In fondo un comune di 80mila abitanti – riflette Franco Donati presidente dell’Associazione Conciatori – è una città piccola. Unirsi sarebbe opportuno per avere una programmazione unica, per esempio rispetto alle zone artigianali e industriali. E credo che i dati economici siano eloquenti a favore di Santa Croce».
La previsione di un ruolo centrale per Santa Croce piace. «Santa Croce è conosciuta nel mondo degli affari ed è corretto identificarla come capofila – aggiunge Alessandro Francioni, conceria San Lorenzo. Le ragioni in favore dell’unione sono chiare: ottimizzazione dei costi amministrativi, con i comuni che hanno più compiti per la progressiva scomparsa delle province, e standard comuni per questioni importanti come per esempio i limiti alle emissioni che a volte sono stati diversi rispetto a Fucecchio». Il “piccolo è bello” non attrae più. «Io sono tradizionalista – puntualizza Roberto Lupi, conceria Bcn – ma le aziende si fronteggiano globalmente e l’unione è giusta se offre un quadro normativo solido, nel quale operare su orizzonti di medio e lungo termine, invece ora le regole cambiano troppo spesso».
Anche Alvaro Banti, Gruppo Alba sottolinea il punto: «Se l’unione significa semplificazione va bene, ma senza forzature, vogliamo essere interlocutori continui degli enti per evitare che le procedure amministrative e le procedure cambino trovandoci impreparati». L’unione dei comuni forse stimolerà un rafforzamento dell’associazionismo imprenditoriale. «Le economie di scala che prospetta l’unione sono interessanti – afferma Piero Rosati, conceria Incas – io auspico una rappresentanza adeguata ai risultati economici che esprime il settore, per fare massa critica verso i gradi più alti delle istituzioni». «Io vorrei – spiega Roberta Valori di Tag Chimica – che fosse ben chiaro come si concilia il taglio dei comuni con la promessa di maggiori risorse statali per il futuro comune unico. Se veramente il comune unico non sarà lasciato solo, allora ok, come dico ok a Santa Croce capofila. Un’unione di comuni darebbe risposte più rapide, per esempio su questioni annose come il tubone». Qualche dubbio lo esprime Paolo Mori, conceria Nettuno: «Forse all’unione ci si arriva, ma unire gli interessi è molto più difficile. Lo vediamo sulla gestione dei depuratori. Ho fiducia però che i giovani imprenditori abbiano la capacità di seguire bene un progetto come questo».