CARLO BARONI
Cronaca

Magazzino di griffe false a Pontedera, due cinesi a giudizio

E' iniziato in tribunale a Pisa il processo con al centro 160 mila articoli firmati sequestrato nel 2014 in zona La Bianca

Un sequestro di borse

Un sequestro di borse

Pontedera, 25 ottobre 2016  Nessun dubbio, per gli esperti delle case di moda si tratta di prodotti falsi, con i loghi talvolta riprodotti in modo grossolano e con i certificati di garanzia la cui incompletezza (come ad esempio la mancanza della descrizione in più lingue) è la prima prova manifesta dell’oggetto o del tessuto «tarocco», anche se tutto sommato ben assemblato e confezionato. E’ iniziato a Pisa, davanti il giudice monocratico Paola Giovannelli, il processo a carico dei due cinesi nella cui disponibilità fu trovato, in un capannone che avevano preso in affitto a Pontedera, nella zona industriale a La Bianca, un’ingente quantità di merce griffata: oltre 160 mila articoli di abbigliamento e accessori, con marchi contraffatti. Merce che, all’esito di una lunga e complessa indagine, fu sequestrata dalla guardia di finanza all’interno di un capannone che era stato affittato a cittadino cinese, residente a Prato.

In particolare si trattava di borse di Dior, Chanel, Gucci, Prada e Louis Vuitton e circa 4mila 800 metri quadrati di tessuti e pellame usati per confezionare i prodotti taroccati, alcuni dei quali, come modelli di borse di Chanel, non è escluso che fossero destinati alla vendita nei negozi, spacciandoli per articoli originali. Merce che sul mercato avrebbe garantito volumi d’affari per almeno 4milioni e mezzo di euro. Un giro enorme, collegabile ad organizzazioni criminali, tenuto conto che si tratta di capitali che sarebbero sfuggiti al Fisco.  A giudizio ci sono Shangjin Zheng, 35 anni, e Zhengya Yang, 45 anni, entrambi difesi dall’avvocato fiorentino Massimo Fusi. I due devono rispondere dei reati di ricettazione e di introduzione sul territorio italiano e di commercio, al fine di trarne profitto, prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati. In udienza è stato sentito anche il proprietario del capannone che ha riferito sull’identità della persona con cui aveva contratto gli accordi dell’affitto e sulle modalità con cui il canone veniva pagato. Sono stati poi ascoltati consulenti e periti delle celbri case di moda – da Dior a Louis Vitton – che si sono costituiti parte civile nel processo penale. Il giudice ha disposto, per la prossima udienza, l’audizione di altri teste del pubblico ministero e l’acquisizione del corpo del reato.