di Michele Quirici
Arrivando a Forcoli, frazione amena e vivace del comune di Palaia, ci si imbatte nella sua piazza principale e se si è attenti osservatori non si può non notare la particolarità del suo nume tutelare: Guido Brunner. In pochi oggi ricordano la sua storia e il rapporto che legava la sua famiglia a questa terra. A raccontare l’origine della famiglia Brunner, Helen Brunner in una straordinaria intervista di Pietro Spirito pubblicata il 1 marzo 2010 sullo storico giornale triestino “Il Piccolo”: “La storia dei Brunner comincia a Hohenems, cittadina austriaca nel Land Vorarlberg, appartenente al distretto di Dornbirn, al confine con la Svizzera. Anzi no, la storia inizia un po’ prima, nel paesino di Sulz. O meglio, ad Aulendorf, ora in Germania.
Laggiù, nel XVII secolo, troviamo un certo Wolf, che poi si trasferisce a Sulz. Qui Wolf sopravvive e resiste al pogrom del 1688, ma suo figlio, Jakob Wolf, alla fine sarà espulso da Sulz, nel 1744, trovando rifugio a Hohenems, dove i signori del luogo, indipendenti dall’impero, offrono asilo alle famiglie ebraiche costrette ad abbandonare i loro paesi d’origine. Il patronimico Wolf significa lupo, ma quando nel 1813 viene imposto agli ebrei di avere un cognome, la tradizione familiare narra che, non sapendo quale cognome prendere e avendo un pozzo davanti casa, i fratelli Henle (Heinrich) e Abraham (Arnold) Wolf scelgono il cognome Brunner, cioè -quelli del pozzo-“. Dopo varie “pellegrinazioni” e commerciando sempre in tessuti i Brunner approdano a Trieste intorno agli anni trenta dell’Ottocento dove Jakob impianta una vera e propria industria tessile. Stessa azione compie il fratello Markus e a questo aggiunge l’istituzione di una delle prime banche svizzere. Jakob viene raggiunto dal fratello pìù giovane Hirsch detto Carlo che dopo un pezzo di strada insieme si mette in proprio. Racconta Helen Brunner: “Siamo nella seconda metà dell’Ottocento, e i Brunner sono ormai inseriti a pieno titolo nell’élite economica triestina fedelissima all’Austria. In particolare Jakob e i suoi figli - Massimiliano Jr., Wihelm, Eugen, Adolfo - e Carlo con i suoi - Rodolfo e Filippo -, sono presenti in tutti gli enti e le associazioni della - società che conta-, dall’elenco dei possessori debitoriali del prestito teatrale, ai direttivi delle più importanti realtà economiche e finanziare della città, alle società sportive e musicali, oltre che nelle principali associazioni benefiche. Alla vigilia della prima guerra mondiale da transfughi di un paesino dell’Austria, i Brunner sono diventati una delle casate più potenti dell’emporio austro-ungarico”.
Uno dei figli di Carlo, Rodolfo sposa Regina Segrè sorella del ricco imprenditore Salvatore Segrè. La coppia ha due figli Leone e Guido e due figlie Lea ed Edda. I Brunner acquistarono diverse propriete terriere tra cui la fattoria a Forcoli nel 1914 che cedettero nei primi anni settanta. La famiglia avrà una vicenda travagliata e se “nella prima metà degli anni Venti i Brunner hanno cinque fabbriche, sono leader nell’industria tessile e della lavorazione del cotone” nel 1929 gli affari cominciano a declinare. Attraverseranno in maniera tormentata gli anni trenta e durante la seconda guerra mondiale il “vento delle ostilità ” li porta lontano da Trieste dove ritornano al termine del conflitto. Qui diventerà presidente della Triestina calcio Leo (Leone), uno dei figli di Rodolfo. Nella stagione 1947-48 sulla panchina degli alabardati arriverà Nereo Rocco che trascinerà la squadra al secondo posto in serie A dietro al “Grande Torino” mentre I Brunner continueranno ancora a lungo a voler bene a questo angolo di Toscana.