Palaia (Pisa), 9 dicembre 2020 - Dopo le malattie metaboliche, in particolare il diabete, e i tumori, il fiuto dei cani scova anche il coronavirus. A Helsinki sono già una realtà ed entro un mese l’Italia potrebbe avere a disposizione i primi cani addestrati per ‘fiutare’ Sars-CoV-2. E il progetto, su cui sta lavorando l’organizzazione Onlus Mddi (Medical Detection Dogs Italy) diretta dal milanese Aldo La Spina, potrebbe trovare uno ‘spin off’ anche in Valdera , al centro Cinofilo K-9 delle Colline Pisane creato e diretto da Simila Laiatici.
Una allevatrice per passione – i suoi border collie sono campioni plurimedagliati– che ha fatto della sua ‘allegra fattoria’, tra gli olivi e i cipressi di Montefoscoli, una sorta di campus per quattro zampe, che lei allena a diventare cani da allerta diabetici. Cani che, in un mese, potrebbero or a imparare anche a riconoscere l’"odore" del Covid -19 con un’affidabilità pari al 95%, anche negli asintomatici.
Ma davvero il coronavirus ha un odore che i cani sanno riconoscere? "I cani non fiutano il virus, ma alcune sostanze secrete dall’organismo quando è infettato dal virus, indipendentemente o meno se sono presenti i sintomi della malattia.Tutto ciò che provoca un’alterazione dello stato di salute di un individuo provoca odori che il naso del cane sa riconoscere. Con il diabete lo abbiamo visto bene. I miei cani da allerta diabetici, per esempio sono infallibili. Anche cuccioli di appena tre mesi sono già in grado di riconoscere le alterazioni glicemiche del loro padrone durante la guornata. Potrebbero certamente darci ‘una zampa’ anche per riconoscere il Covid"
Lei collabora con la onlus Medical Detection Dogs Italy. Che tipo di ricerche svolgono? "Al momento conducono gli studi vengono condotti solo su campioni biologici. In alcuni aeroporti del Nord Europa si stanno già sperimentando i cani in questo senso. Ma un cane ben addestrato può riconoscere l’odore particolare emesso da una persona positiva al Sars-Cov-2 anche senza contatto diretto. E anche se si tratta di una persona asintomatica".
Prendiamo uno dei suoi cani, quanto tempo servirebbe per addestrarlo a fiutare il Covid? "Dalle cinque alle sei settimane, anche meno a seconda del tipo di cane. Parliamo di cani che stanno in famiglia, cani ‘normali’, non dell’esercito o delle forse dell’ordine. E il tipo di addestramento è semplice, è lo stesso che utilizziamo per l’allerta diabetici: si insegna al cane a riconoscere la sostanza e asegnalarla fermandosi. E ogni volta che lo fa gli diamo il premio il biscottino. Per loro è un gioco".
Non è troppo rischioso per l’addestratore e per il cane? "Non esporrei mai i miei cani a rischi inutili. Né mi esporrei io, ovviamente. A dirla tutta, mio figlio grande, 20 anni, è appena uscito da 25 giorni di quarantena. è stato contagiato probabilmente da un compagno di studi positivo. Lo abbiamo chiuso nella dependance, isolato da tutta la famiglia, cani compresi. Gli lasciavamo il mangiare fuori dalla porta. Poverino. Per fortuna è passato tutto senza conseguenze e senza sintomi. E ora è negativizzato. Tornando al progetto, per svilupparlo dovremmo avere la possibilità di utilizzare campioni di virus inattivo con cui addestrare i cani. E precisi protocolli per mettere in sicurezza i cani e chi li addestra, durante la fase di allenamento. Bisognerebbe che il governo. le università, i centri di ricerca ci credessero. E investissero risorse. Il Covid ha fermato il mondo e stravolto le nostre vite. I cani possono aiutarci. In fondo sono i nostri migliori amici da molto molto tempo". pa.zer.