
di Carlo Baroni
Pronti, appena tutto il sistema entrerà a regime, a fornire acqua riciclata alle concerie, ottenuta dal trattamento "hi tech" dei reflui civili. Si è concretizzato un importante tassello del quadro programmatico degli interventi definito nell’ambito dell’accordo di programma integrativo per la tutela delle risorse idriche del Basso Valdarno e del Padule di Fucecchio attraverso la riorganizzazione della depurazione del comprensorio e del circondario Empolese, della della Valdera, della Valdelsa e della Val di Nievole, cofinanziato dal ministero dell’ambiente. Operazione nota come " Tubone".
L’impianto è operativo dall’inizio del 2021 al Consorzio Cuoiodepur (guidato dal presidente Michele Matteoli) ed è stato realizzato – spiega il direttore tecnico Gualtiero Mori – "attraverso la riconversione funzionale di linee preesistenti modifincandone la destinazioni d’uso: quindi senza occupare nuovi spazi". Si tratta di una nuova linea di trattamento biologico a membrane dei reflui civili che è frutto di un investimento di circa 2 milioni di euro.
L’obittivo. La nuova linea ha la prerogativa non solo di incrementare la capacità di trattamento dei reflui civili provenienti da aree urbane limitrofe, ma "rappresenta al tempo stesso il primo passo per il riutilizzo dell’acqua depurata all’interno dell’area industriale di Ponte a Egola". Il riutilizzo dell’acqua è possibile grazie all’avanzata tecnologia di separazione a membrana. Ovvero: un bioreattore a membrana che da all’impianto una capacità di trattamento complessiva pari a 2,5 milioni di metri cubi all’anno di reflui.
Il futuro. I prossimi anni vedranno la realizzazione di altre nuove linee di questo tipo che a regime consentiranno di trattare nel complesso circa sei milioni di metri cubi di reflui. "Il ciclo di trattamento esclusivamente biologico – sottolinea Mori – consente di rimuovere efficacemente sia il carico organico che i nutrienti presenti nelle acque reflue, apportando un ulteriore contributo al già elevato livello di abbattimento dei nutrienti azoto e fosforo conseguiti daCuoiodepur".
Funzionamento. Il reattore biologico, grazie all’attività dei microrganismi presenti nel fango attivo, è in grado di rimuovere la sostanza organica e i nutrienti, mentre le membrane (con una superficie filtrante totale di 14.500 metri quadri) sono in grado di separare il fango attivo e i solidi. " Le membrane rappresentano una soluzione flessibile e affidabile – spiega Mori – che garantisce di raggiungere elevati livelli di qualità dell’effluente finale reimmesso tramite lo scarico nelle acque superficiali". Questa elevata qualità rappresenta la principale prerogativa che rende l’acqua in uscita dall’impianto particolarmente idonea al suo recupero e riutilizzo.
I risultati. Un’aliquota delle acque così depurate "è già attualmente riutilizzata in molteplici processi all’interno del ciclo produttivo dell’impianto Cuoiodepur – spiega l’ingegner Francesco Spennati, responsabile del settore ricerca e sviluppo – ponendo i presupposti per arrivare alla completa autonomia idrica per uso industriale, annullando l’emungimento delle acque di falda già nei prossimi mesi". Questo significherà il raggiungimento di un traguardo eccezionale sotto il profilo ambientale e porterà, allo stesso tempo, un elevato beneficio economico. La nuova linea rappresenta un primo importante passo per la chiusura del ciclo dell’acqua. E il suo arrivo assume una valenza particolare data l’imminenza della Giornata Mondiale dell’Acqua.