CARLO BARONI
Cronaca

Gli attivano cinquanta linee telefoniche a sua insaputa

Identità violate: truffato e ricercato da Equitalia

Un tentativo di truffa porta a porta (foto d'archivio)

Un tentativo di truffa porta a porta (foto d'archivio)

Pontedera, 14 febbraio 2016 - Si è trovato con una cinquantina di linee telefoniche attive, le fatture da pagare e, alla fine, anche le cartelle di Equitalia. Ma lui non c’entrava alcunché con la vicenda che l’ha costretto a ricorrere al sostegno di un legale per farsi ragione in commissione tributaria.

Succede nella zona a confine tra Valdarno e Valdera e si tratta di un classico caso di furto d’identità.

La storia comincia così. Comincia con un cittadino che firma un contratto di telefonia mobile con una compagnia tramite un agente che gli propone la promozione. Come ci ricorda il legale, "vengono richieste le fotocopie della carta d’identità e del codice fiscale, necessari per attivare la promozione e quindi la linea". Invece, quei dati serviranno per attivare tante linee che iniziano a lavorare e sulle quali, addirittura, viene attivato l’acquisto di nuovi telefonini che poi vengono recapitati direttamente al titolare dei contratti. "Telefonini che venivano intercettati dai truffatori prima che il corriere suonasse alla porta dell’ignaro cittadino: cioè c’era chi ritirava per lui". Il quale, però, alle prime fatture, aveva provveduto a fare denuncia di furto d’identità alla Polposta.

Il furto dell’identità o l’uso improprio di una identità – come emerge anche da questa storia – è un crimine che può causare serie conseguenze sia di carattere emotivo che finanziario. Risulta prioritario tutelare nel migliore dei modi le proprie informazioni personali ed agire immediatamente nel caso si diventi vittima di un furto d’identità per minimizzare i danni.

Ma torniamo alla vicenda. La denuncia alla polizia postale, come ci spiega l’avvocato che ha curato il caso, è stata fondamentale quando si è aperto il secondo capitolo della storia. Ovvero l’arrivo delle cartelle di Equitalia con cui il recupero tributi chiedeva le tasse di concessioni governativa che non erano state evase. Una cifra di circa 4 mila euro pendente sul portafogli del cittadino.

La vicenda è così arrivata nella commissione tributaria che però ha dovuto archiviare alla luce della ricostruzione dei fatti e dell’avvenuto furto d’identità. Un caso che ricorda quello, ancora non concluso, che vede vittima il giovane Cristiano Coscetti di Marti, che si è visto recapitare a casa bollette di un’utenza in via Botticelli a Torino. Eppure lui non abita a Torino, non vi ha mai abitato, non ha proprietà e non conosce quella strada e quel numero civico. Il processo è in corso a Torino dove il giudice ha chiesto al gestore di esibire il contratto che Coscetti avrebbe sottoscritto.

"Il contratto, che sarebbe stato stipulato, il gestore ha ammesso che non c’è, non esiste", dice il suo legale. Nei prossimi giorni giorni la sentenza.