La raffica di prese di distanza dalle parole del leader azzurro Paolo Vallini in consiglio comunale, che durante la discussione di un punto all’ordine del giorno, ha criticato la "gonna svolazzante" dell’assessora regionale Alessandra Nardini (nella foto) durante l’incontro con il vescovo Paccosi, offrono a qualcuno su un piatto d’argento l’assist anche per un attacco alla giunta ed al Pd che sullo scivolone dell’esponente di Forza Italia hanno speso parole molto dure. Ma chi attacca il Pd? Le donne che, per la fine di un appalto deciso dal Comune di San Miniato (quello della biblioteca e dell’archivio), hanno perso il posto di lavoro: "Il sessismo non si misura solo ad orli di gonne", scrivono sulla pagina social che racconta da mesi la storia della "Fine di un appalto".
"Il Pd sanminiatese si è ben guardato da una simile difesa quando ci è stato tolto un lavoro ventennale, ree di aver chiesto un posto di lavoro più sicuro, cambiandoci la vita, le abitudini, i programmi".
"Senza rispetto per le nostre professionalità, la nostra condizione femminile - innegabilmente oggi si ricollocano più facilmente i padri che le madri di famiglia - senza bisogno, perché il lavoro c’era, e ci sarebbe ancora – il duro affondo delle bibliotecarie –. Gli esponenti provinciali che oggi hanno espresso solidarietà ad Alessandra Nardini per noi non hanno avuto che silenzi. Lei stessa, consigliera per le Pari Opportunità, non ha avuto parole per noi, nonostante i nostre molteplici inviti. Eppure siamo donne, lavoratrici, madri ..in target, oppure no?"
"Le opportunità sono pari solo in base alla parte politica? – si chiedono le bibliotecarie –. E di che colore è la solidarietà, se il responsabile del nostro allontanamento ha una fascia tricolore e una tessera del Pd in tasca? "Prigioniere dell’arroganza del sistema", si definicono e concludono le bibliotecarie, la cui vicenda ha infiammato la campagna elettorale delle scorse amministrative. E che continua ad essere una ferita aperta nella politica sanminiatese.