Monica Guerra, quando è iniziata la ricerca della sorella perduta?
"Ventinove anni fa. Un lavoro complesso, difficilissimo fra archivi inesistenti e false piste. Ho percorso tantissime strade per poi scoprire che mia sorella ed io eravamo unite nell’opera di Don Nardi e questo è strabiliante. Lei come ospite in una struttura a Firenze, io come Oss a ‘Casa Migliorati’, la Rsa di Calcinaia".
Partiamo dall’inizio.
"Ho 57 anni e la mia famiglia biologica, originaria di un paese della provincia pisana, era disastrata. Appena nata mi hanno portato via dal tugurio dove vivevo e dove mia sorella ha continuato a stare per altri 5-6 anni. Le nostre strade si sono separate subito. Ovviamente non ricordavo niente di tutto questo. E poi...".
Che cosa?
"Quando ho scoperto di essere stata adottata, ho iniziato le ricerche. Ho scoperto di avere una sorella la quale era stata affidata ad una struttura cittadina. Quindi era passata a Quercianella. Qui le tracce si sono fatte più confuse e la ricerca complessa. La struttura livornese, infatti, era chiusa da tempo. Mi sono arenata fino a quando una suora mi ha raccontato di come monsignor Nardi avesse inviato un pulmino da Firenze per andare a prendere 12 bambini disabili per accoglierli nella propria struttura. Ecco allora che si sono riaccese le speranze. Donatella, mia sorella vive ancora a Firenze. Affetta da una grave forma di autismo conduce la propria vita nella piena dignità, nella serenità e nell’amore di tante persone".
Quando è avvenuto il vostro primo incontro?
"Sedici anni fa ho iniziato il mio lavoro a Casa Migliorati a Calcinaia. Quando ho saputo che mia sorella poteva essere ospite nella struttura fiorentina ho chiesto alla persona giusta, nel momento giusto. Sono stata fortunata. Una volta avuta la conferma la mia direttrice Elisa Morelli, che ha vissuto tutta la mia storia in prima persona, mi ha dato forza: ‘Ti porto io da tua sorella’. E così è stato, circa un mese fa".
Come è stato il suo primo incontro?
"Credo che sia impossibile da descrivere. Da 29 anni aspettavo quel momento: false piste, delusioni, paure. Ad un tratto me la sono trovata davanti e mi ha sorriso. Allora ho capito che la mia ricerca era terminata. Ho provato pace. Non è importante che cosa Donatella abbia capito. Io so che ha bisogno del suo tempo, ma sono anche certa che abbia provato qualcosa di incredibile anche lei. Siamo sorelle".
E adesso?
"Per la legge italiana io non sono nessuno. Abbiamo due cognomi diversi e Donatella è giusto che viva la propria vita a Firenze dove è amata e coccolata. Però ci vediamo e ci vedremo ancora. E questo è meraviglioso. Mercoledì prossimo a Calcinaia ci incontreremo di nuovo e racconterò tutta la nostra storia nei dettagli a chi vorrà ascoltarla. C’è da restare a bocca aperta".
Che cosa le ha insegnato questa vicenda?
"Che sono più forte di quanto credessi. Che non bisogna mai disperare. Però, mi permetta...".
Prego.
"Anche che lo Stato, al netto di tutte le tutele del caso, dovrebbe aiutare chi cerca la propria famiglia biologica. Ho trovato tante porte chiuse che mi hanno fatto male e se oggi posso abbracciare Donatella è soltanto perché non ho mai mollato, neppure quando questa ricerca sembrava impossibile".
Saverio Bargagna
Andrea Martina Torre