
Il festino hard in villa "Nieri e Rizza innocenti" Sentenza di Cassazione
di Carlo Baroni
L’avvocato Annarosa Francini ha concluso l’arringa davanti agli ermellini invitando i giudici a dichiarare l’inammissibilità del ricorso della procura in modo che, "dopo nove anni, sia fatta davvero giustizia per sempre". Anche il procuratore generale presso la corte di Cassazione – si apprende – aveva chiesto che fosse dichiarata l’inammissibilità del ricorso. E ieri sera, poco prima delle 20, i giudici di legittimità si sono pronunciati mandando definitiva la sentenza della corte d’appello che aveva mandato assolti Mattia Rizza ed Edoardo Nieri. Ora i due ragazzi possono riprendere definitivamente in mano la loro vita dopo che per anni hanno vissuto con una pericolosa spada di Damocle.
La corte d’appello di Firenze nel luglio del 2021 li aveva assolti dopo un’ora e mezza di camera di consiglio ribaltando copione di una festa che era stata foriera di guai. Una festa tra due ragazzi e due ragazze del luglio 2014 diventata un caso giudiziario che sconvolse la Valdera. Perché fu il caso nel quale una delle due ragazze, il giorno dopo, accusò gli amici di aver abusato di lei dopo averle fatto assumere il Ghb, la droga dello stupro. Quella presenza, che rimase in piedi per tutto il processo di primo grado a Pisa, venne rimessa in discussione e al centro del processo di secondo grado nel quale il procuratore Angela Pietroiusti, aveva chiesto la conferma della condanna inflitta a Pisa: Edoardo Nieri e Mattia Rizza, il primo di Ponsacco, il secondo di Pontedera, per il pm dovevano essere condannati a 8 anni di reclusione per aver drogato ed abusato, secondo l’accusa, di una coetanea durante un festino hard. Il passo decisivo in appello fu la rinnovazione istruttoria e una nuova perizia. Perché il nodo centrale era ancora il Ghb, la sua presenza, il potenziale effetto drogante quella notte di sesso dopo il bagno nella piscina della villa di famiglia di uno dei due imputati.Quel Ghb sul quale proprio la professoressa Bertol – consulente della difesa – aveva puntato il dito in primo grado, sostenendo, che non c’era prova che fosse stato usato e che le tracce trovate nelle bottigliette di Schweppes, erano così irrilevanti da poterle considerare uguali al contenuto della stessa sostanza che si trova nelle bottiglie in commercio, quale frutto della fermentazione.
Droga che, per i giudici pisani, invece c’era e avrebbe aumentato la libido causando la perdita di coscienza, per cui la ragazza il giorno seguente si recò prima al pronto soccorso e poi sporse denuncia aprendo le porte all’arresto dei due giovani e ad un processo lunghissimo che passò sotto la lente testimonianze e chat di quella notte.
La nuova perizia spalancò le porte al copione difensivo facendo emergere come "nei lotti esaminati delle bevande Schweppes è presente il Ghb, in concentrazioni insufficienti per produrre un effetto psicoattivo. Una concentrazione che in alcuni casi è equivalente o inferiore alle tracce rinvenute nei reperti sequestrati". Fu il trampolino verso quel’innocenza sempre gridata. E ora affermabile in via definitiva dopo il pronunciamento della Suprema Corte che ha negato alla procura un nuovo processo d’appello.