
Il viaggio degli emigrati italiani agli inizi del ’900 Un articolo di fantasia basato su fonti storiche
Il viaggio traumatico dei nostri emigrati inizia dal porto di Genova. Italiani di ogni età, madri che allattano, vecchi e giovani che aspettano con ansia e malinconia. Chi riposa, chi chiacchiera e chi ha lo sguardo fisso nel vuoto. I pochi bagagli e gli abiti dimessi denunciano una condizione di povertà. Una volta imbarcati, quell’ansia e quella malinconia non si trasformano di certo nella felicità di migliorare la propria vita, visto il pensiero di lasciare casa e famiglia. Saliti sul piroscafo sono trattati come merci, non come esseri umani. Le condizioni del viaggio sono pessime, i dormitori sporchi, le persone mangiano con i piatti tra le gambe e un pezzo di pane tra i piedi.
Alla fine di questo terribile viaggio sono visitati da medici che esaminano il loro aspetto generale, in modo che non entrino negli Stati Uniti persone con malattie contagiose. Dopo sono sottoposti a delle domande sulla propria vita e a cosa pensano di fare in America. Se non sono in regola vengono respinti. Dopo tutto quello che hanno subito rischiano anche di tornare indietro! Non bisognerebbe trattare una persona così solo perché è un immigrato che cerca una vita normale come la nostra.