Bunker Kiev è un progetto in cui Stefano Massini prende la parola per farci attraversare l’esperienza di cosa significhi sopravvivere oggi, a Kiev, sotto le bombe. Per l’eccezionalità dell’evento è stato deciso di aprire per la prima volta al pubblico il sotterraneo di Palazzo Pescatori, un ambiente ipogeo che faceva parte dei tunnel sotterranei che scorrono sotto la superficie. Oggi e domani alle 18 e alle 19 andrà in scena Bunker Kiev, azione drammatica rigorosamente riservata a sole 40 persone alla volta, che eccezionalmente verranno condotte nel sotterraneo di Palazzo Pescatori, fino a raggiungere uno spazio ristretto e semibuio, un luogo, grazie anche all’ambiente sonoro a cura di Andrea Baggio, assimilabile ai 4984 bunker di Kiev in cui gli ucraini si rifugiano dai missili russi.
Il brano musicale finale è composto per l’occasione da Piero Pelù. Stefano Massini metterà in scena le prime due performance di oggi per poi consegnare il testo, in un’ideale staffetta teatrale e testimoniale, nelle mani di altri interpreti, Anna Donchenko (attrice ucraina, di Kiev) e Lorenzo Carcasci che lo interpreteranno domani.
Donchenko, lei un’attrice lontana da casa e dal suo palcoscenico. Cosa vuol dire rappresentare con uno spettacolo, in Italia, un bunker in Ucraina?
"Amo il mio lavoro e sono grata al destino di aver avuto l’opportunità di fare la mia cosa preferita senza amici, senza lingua, in un paese straniero. Ero molto spaventata. Naturalmente, in primo luogo, perché non ho ancora padroneggiato bene la lingua. In secondo luogo, il testo è molto pericoloso per me, non so mai a cosa porterà. Mi fa davvero male quando leggo questo testo. E queste non sono solo le parole dell’attrice: mi fa male perché i miei amici non sono più vivi, non potrò nemmeno chiamarli, tanto meno vederli o abbracciarli quando li incontrerò. Tutto ciò che è scritto nel testo è assolutamente vero, non c’è un briciolo di esagerazione o alcun dramma fittizio. Tutto ciò che è scritto lì è stato scritto con il sangue e le lacrime degli ucraini".
Cosa significa non poter ritornare in Ucraina?
"Non ho ancora accettato del tutto il fatto di non poter tornare in Ucraina. Forse questa è una protezione dalla disperazione totale, del crollo di tutti i tuoi piani e di tutte le tue speranze per la tua vita. Ma non mi arrendo e cerco di non dimenticare il mio senso dell’umorismo e della misericordia".
Qual è il compito degli artisti come te, di fronte a una guerra così sanguinosa nella tua nazione?
"Il compito è non tradire se stessi e il proprio cuore. Cercando di dare tutto ciò che si ha alle persone che verranno allo spettacolo e desiderano sinceramente ricevere qualcosa. Il compito è trasmettere al pubblico che insieme possiamo vedere e sentire un miracolo durante lo spettacolo".