San Miniato, 15 marzo 2018 - Questa è una sentenza destinata a far discutere: è ragione di colpa anche l’andare troppo piano. Specie in bici. Ne sa qualcosa una 78enne di San Miniato che, in sella alle sue due ruote, ebbe un incidente con una Peugeot che si è vista respingere dal giudice civile di Pisa la refusione dei danni nella causa intentata contro conducente e proprietario del mezzo e, per contraddittorio, con la compagnia assicurativa.
Secondo il giudice c’è tanto di perizia a confortare la sua decisione sul sinistro avvenuto il 21 ottobre del 2010 quando l’anziana stava attraversando da San Miniato Basso verso Ponte a Egola il semaforo verde nella circostanza tra via Tosco Romagnola Est e viale Marconi. Il sinistro avvenne nella corsia di competenza della bicicletta tra la parte frontale della macchina e la parte laterale destra del velocipede.
Secondo il perito «l’impianto semaforico aveva le luci troppo distanti per un corretto attraversamento anche dei veicoli lenti», e l’anziana aveva attraversato alla fine della luce verde trovandosi nel bel mezzo dell’area semaforica «quando le altre luci volgevano al giallo». Il tutto senza volere mettere nel conto che la nonna sulle due ruote «sarebbe stata particolarmente lenta nell’attraversamento in quando molto anziana e, non certamente, spedita né esperta guidatrice».
Di contro il conducente della Peugeot tenne una corretta andatura attraversando con lo scattare del verde. Sentenza già impugnata in appello. Anche perché l’anziana riportò un politrauma e, nello specifico, trauma commotivo del tratto cervicale del rachide, trauma contusivo all’emitorace unitamente a varie fratture: una costola, tibia, menisco e ferite varie ad una gamba.
Un quadro clinico che ha costretto la donna ad un lungo periodo di immobilizzazione, patimento e cure. E, alla fine, anche una sentenza che l’ha accusata di essere stata troppo lenta tanto da potersi desumere la sua responsabilità nel sinistro. Nella dichiarazioni d’appello il legale del’anziana sottolinea quello che è il perno della ricostruzione difensiva dei fatti: « i conducente dell’autoveicolo avrebbe dovuto essere più attento e fermarsi per lasciare transitare la bicicletta essendo questa l’utente più debole». C’era il tempo e lo spazio per fermarsi, se «non fosse stato distratto al punto di avvistare la bicicletta solo immediatamente prima della collisione». In ballo un risarcimento da almeno 50mila euro.