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Davide Bettini, alla testa del distretto rurale e biologico critica la proposta della Regione sul fotovoltaico (foto d’archivio)
Procedere velocemente verso l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili sta diventando sempre più una necessità ineludibile. Al contempo, la redditività dell’attività agricola è scesa in maniera drastica negli ultimi anni. Anche in Valdicecina ci sono decine di aziende che hanno chiuso o che sono in procinto di chiudere: si tratta di soggetti predisposti a accettare le proposte che vengono dagli imprenditori del fotovoltaico. Alla possibile obiezione al riguardo della fattispecie dell’agrivoltaico, "che si vorrebbe lasciar passare come non oggetto di consumo di suolo, non possiamo che ribadire – esordisce il distretto rurale e biologico – come l’innalzamento dei pannelli dal suolo, oltre ad aumentare l’impatto paesaggistico, non limiti le conseguenze negative sulla fertilità del suolo, quali ad esempio il difetto di soleggiamento, la diseguale distribuzione delle piogge, la limitazione delle tipologie colturali compatibili".
Davide Bettini, alla testa del distretto rurale e biologico commenta: "L’impatto paesaggistico che avrebbero le centinaia di ettari di agrivoltaico che si potrebbero prefigurare sarebbe devastante, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche economico, sociale e ambientale. Andando contro alle scelte politiche fatte negli ultimi 40 anni in Toscana". Che fare allora? "Continuare la nostra azione con i distretti rurali e il Gal per dare nuove opportunità alle imprese del territorio, a cominciare da quelle agricole - spiega Bettini -. Mettere poi in campo soluzioni meno impattanti, in particolare per quanto riguarda il fotovoltaico. Ci sono kmq lungo le strade, lungo le ferrovie, sui capannoni delle aree artigianali, in discariche e cave esaurite e nelle sterminate distese di aree già impermeabilizzate. Ma ci sono anche kmq di tetti di annessi agricoli e stalle, spesso in disuso e semiabbandonati, che potrebbero essere coperti di pannelli fotovoltaici. Pensiamo ad esempio a quante aziende agricole potrebbero mettere a disposizione le coperture dei tetti dei loro capannoni avendo in cambio l’energia necessaria per le loro attività, che potrebbero in questo modo avere maggiore competitività, espandersi e creare nuove opportunità di lavoro. Come Gal e distretti rurali lavoriamo con decisione e cerchiamo alleanze su questa prospettiva a cominciare dal mondo della ricerca, senza esprimere una chiusura a priori all’agrivoltaico, ma chiedendo per una volta di approfondire e valutare la complessità delle cose".