Un’istituzione culturale che è una colonna portante del patrimonio della città di Volterra. Stiamo parlando dell’archivio storico diocesano, culla di fonti e di documentazioni inestimabili, capaci di catalizzare visitatori e studiosi internazionali, tanto che nel quartier generale di via Roma scorrono firme di persone giunte dal Giappone e dagli States. Un gioiello unico, aperto al pubblico ogni martedì, giovedì e sabato, che custodisce 2.000 pergamene e 7.000 unità cartacee a partire dal IX secolo d.C.
"L’archivio - spiegano don Fabio Villani, delegato vescovile degli archivi e Alessandro Furiesi, archivista incaricato degli archivi diocesani - si costruisce nei secoli a uso interno, a partire dall’epoca medievale, poiché custodisce documenti che attestano i diritti del vescovo, a livello anche giuridico, sul territorio e sulle persone. Si inizia a conservarli per una necessità pratica, allo stesso modo in cui venivano conservati i privilegi che il Papa e l’Imperatore davano al vescovo. Da qui, ecco che nasce l’archivio come istituzione culturale della città per conoscere la storia della Diocesi".
L’archivio regge su queste architravi: la sezione del "diplomatico" o "delle pergamene" attraverso i suoi atti più solenni, i documenti, i registri e i volumi che nei secoli hanno cristallizzato l’attività del vescovo e della Curia vescovile. E un’ampia sezione dedicata ai libri parrocchiali e ai registri dei vari parroci nello scorrere delle ere: questa parte, da un punto di vista storico, assume notevole rilevanza per gli studi demografici e genealogici della città. Qui accede anche chi vuole risalire al proprio albero genealogico. C’è poi l’aspetto della sonda che andava a indagare sulla vita del parroco e della comunità di fedeli. Ossia: come i parroci amministravano le parrocchie? Ecco che dall’archivio emergono dati antichi e curiosi sulle presunte o accertate comunità di eretici, su situazioni non ortodosse riguardo il matrimonio, sulla fede non sempre incrollabile di un parroco. I gioielli più preziosi.
La Guaita di Travale è una pergamena unica, Risale all’anno 1158 e rappresenta una delle testimonianze più antiche, scritte, della lingua italiana. Semplicemente, racconta di una di una disputa tra il vescovo e un suo parente sul castello di Travale. E c’è poi un altro documento che attesta l’essenziale cornice storica dell’archivio: un testo che si traduce nella più antica visita pastorale del vescovo, che era Rainuccio Allegretti. siamo attorno all’anno 1325-1328, in forma di registro, sull’intero territorio toscano. La svolta digitale. Grazie ai fondi dell’8 x Mille ogni documento è stato digitalizzato ed è stata avviata una puntuale catalogazione di tutto l’immenso patrimonio dell’archivio storico diocesano. "Nell’archivio - sottolinea il dottor Furiesi - sono inoltre conservate le bolle papali con le nomine del vescovo di Volterra e i curricula dei parroci. Attraverso l’archivio, sono state pubblicate ricerche scientifiche importanti e ancora in corso, oltre a una collaborazione con l’istituto superiore Carducci".
Ilenia Pistolesi