La crisi brucia sulla pelle: "Servono misure subito"

Matteoli: "Siamo ai livelli Covid, ma senza alcuna misura di contrasto". Nuovo tavolo in Regione il 29 maggio riservato al settore della conceria.

La crisi brucia sulla pelle: "Servono misure subito"

La crisi brucia sulla pelle: "Servono misure subito"

"È urgente fare presto", dice Michele Matteoli, presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola. Perché siamo davanti ad una crisi che presenta rischi importanti.

Presidente la Regione si è mobilitata, e ci sono anche le prime risposte del governo. Quali valutazioni si sente di fare?

"Credo che abbiano preso contezza del quadro che abbiano rappresentato loro. Noi già a gennaio scorso avevamo fatto presente il momento difficilissimo e pieno di insidie. La cassa integrazione è aumentata del 300 per cento, ci sono stati già licenziamenti. Il lavoro non arriva. Addirittura si ipotizza che una ripresa possa arrivare solo nel 2025".

Cosa può accadere?

"Così al 2025 non si arriva. Io penso che si arrivi molto male anche a settembre, considerato che il mese di agosto è quello delle ferie, e quindi con mancata produzione. Siamo ai livelli del periodo del Covid con la differenza che , allora, ci furono subito provvedimenti d’urgenza per reggere l’urto. Ora non c’è nulla. Ed è pericoloso. Ci sono molte aziende che iniziano ad avere problemi di liquidità. Il rischio, mi creda, è importante a tutti i livelli".

Imprenditori, organizzazioni di categoria, sindacati: tutti insieme chiedete misure subito?

"Certo, con la massima urgenza. Serve disponibilità di ammortizzatori sociali per affrontare il futuro immediato. Ma sono necessarie anche misure sui finanziamenti per dare respiro alle aziende".

Presidente, ma cosa c’è all’origine di tutta questa situazione?

"Ci sono tantissimi fattori. Ci sono sicuramente le tensioni internazionali, l’aumento dei costi. Si sconta l’euforia del post Covid, quando c’è stata un’esplosione delle produzione che oggi si traduce in drastiche riduzioni. Ci sono poi le scelte delle firme e le loro strategie di mercato. E c’è il fatto che noi abbiamo perso tutte la produzione medio bassa: è motivo d’onore, per noi, lavorare con i grandi brand del lusso. Ma abbiamo perso l’altra fetta di mercato che si approvvigiona in altri Paesi".

La produzione del conciario, dunque, sta calando a vista d’occhio?

"Consideriamo che qui si produce il 50% di quello che producevamo vent’anni fa. Il fatturato è aumentato, certo, perché il distretto è per lo più orientato al mondo del lusso. Questo vuol dire che con la crisi in corso il lavoro, per molti almeno, sta arrivando con il contagocce. Perché è in crisi tutto il sistema moda". Nuovo tavolo in Regione il 29 maggio.

Carlo Baroni