
Organista di fama internazionale, il maestro per la prima volta dirigerà l’orchestra nella "sua" Ponsacco "Sono orgoglioso del mio paese e delle mie origini, ma troppo spesso qui la memoria è corta".
Neppure Simone Valeri è profeta in patria. Ponsacchino, organista di fama internazionale e poi maestro d’orchestra di successo in ogni angolo del mondo: Valeri per la prima volta dirigerà nel suo paese d’origine. L’appuntamento è fissato per martedì 15 aprile alle 21:15 nella chiesa di San Giovanni a Ponsacco. Valeri impugnerà la sua bacchetta interpretando il "Requiem" di Mozart con l’orchestra sinfonica ‘Città di Grosseto’ e la corale Valdera. Di assoluto livello anche i solisti: Roberta Ceccotti soprano, mezzosoprano Anastasia Boldyreva, tenore Vladimir Reutov, basso Simone Simoni. L’ingresso è libero, il patrocinio è del Comune.
Valeri, sarà la sua prima volta a Ponsacco... "Ho diretto orchestre in tutto il mondo, davanti a migliaia di persone o in diretta televisiva nazionale... eppure sento che a casa mia è diverso. Amo questo territorio con tutto il cuore".
Toscana terra di musica. "Qui abbiamo inventato il pianoforte e l’opera. A pochi chilometri da qui Verdi ha dato vita al melodramma. L’italiano, ancora oggi è la lingua internazionale della musica. Eppure abbiamo fatto tanti passi indietro..."
In che senso? "Mi sorprende quanto oggi ci si vanti dell’ignoranza, come fosse un valore più grande della stessa cultura".
Spieghi. "Oggi il ‘non sapere’ è considerato alla moda, quasi un vanto. Il problema è quando questo atteggiamento si estende perfino alla classe dirigente. E purtroppo mi pare un male tipico italiano".
Perché? "Nel resto del mondo non è così. Le faccio qualche esempio concreto. Tempo fa parlavo con una violoncellista tedesca che mi ha spiegato quanto la Germania investa culturalmente nella musica già nelle scuole. Un ragazzo tedesco ascolta – magari – musica da discoteca, ma conosce anche Bach e Mozart. Intende?".
Certo. "Ho diretto per sette anni l’orchestra di Stato del Messico. Ai nostri concerti di musica classica, anche nei piccoli paesi più sperduti, c’erano centinaia di giovani. Ad Ankara firmavo autografi ai ragazzi. Lo stesso in Australia e in Russia. Una volta, mentre dirigevo a 14mila chilometri da qui, qualcuno ha urlato: ‘Viva l’italia’. Mi sono commosso pensando al mio Paese. Poi quando torno mi accorgo di come la musica sia relegata in un cantuccio".
Qual è il valore della musica? "Il più potente linguaggio universale. Salva le anime, le avvicina. E’ l’arte delle arti. Con due note possiamo far ridere o piangere qualsiasi persona in tutto il mondo senza bisogno di interpreti".
La musica è ispirazione. "Il medico Franco Mosca, un luminare di fama internazionale, ascoltava musica classica duranti gli interventi più delicati. E appena tornava dalla sala operatoria mi chiamava per parlare di musica. Però...".
Che cosa? "Qui sembra che oggi, a queste latitudini, certe cose non abbiano alcun valore. Ci siamo inariditi. E’ tutto uguale, tutto appiattito. Ho condotto per 20 anni tante battaglie culturali, oggi mi sento più stanco e ho perso l’ottimismo. Anche questo dare sempre tutto per scontato è avvilente".
Cosa intende? "L’offerta culturale non è tutta uguale. Pensi a quello che abbiamo fatto a Ponsacco con i ‘Concerti della Repubblica’. Abbiamo portato grandi firme come Morgan, Bentivoglio, Servillo. Perché dimentichiamo tutto e subito?".