REDAZIONE PONTEDERA

La lavanda del monastero. Santa Cristiana

La lavanda del monastero. Santa Cristiana

SANTA CROCE

La coltivazione della lavanda da alcuni anni arricchisce il giardino del monastero di Santa Cristiana a Santa Croce. E con la trasformazione di questo dono della terra le monache preparano sacchettini antitarme, come da tradizione popolare, ed estratti per profumare gli ambienti. "La nostra è una realtà molto piccola – racconta suor Maria Carla – ed è nata dal desiderio di lavorare i doni del Signore che sono anche i frutti del giardino. Lo facciamo secondo le nostre possibilità. Le monache più anziane essiccano la lavanda e compongono i sacchettini antitarme. Io, dopo aver frequentato un master alla Sifit, Società italiana di fitoterapia, per ampliare le mie conoscenze di medico, mi diletto, quindi da dilettante, nell’estrazione dell’olio essenziale".

"La Lavandula Angustifolia Miller – aggiunge suor Maria Carla – è una delle piante più studiate. E’ riconosciuto come farmaco tradizionale, ma noi la trattiamo e usiamo come profumatore offrendola ai benefattori come segno di gratitudine e come veicolo per parlare della bellezza della creazione e di Dio".

Ieri sera nel monastero, grazie al supporto di Janua Broker, è stato presentato "Ora et Labora!" (piccolo laboratorio tra erboristica e arte) che le monasche hanno attivato come servizio della comunità. I piccoli lavori di grafica della madre superiora suor Maria Rosa Guerrini con il personaggio Doro, che porta il messaggio cristriano nel mondo tramite il calendario. Poi le bomboniere, libretti per gli sposi e le icone. Per dire cosa? "Le comunità monastiche anche se sono costituite da piccoli numeri, con vocazioni sempre più rare, hanno come cultura quella di coltivare la preghiera a servizio dell’umanità. E il lavoro per collaborare all’opera della creazione", concludono le monache di Santa Cristiana.

gabriele nuti