La serata di Antognoni: "Io, una bandiera viola. Come se giocassi ancora"

La terza edizione del premio nazionale Alessandro Mazzinghi al teatro Era. Sala gremita per l’ex viola: "A Firenze mi fermano tutti, ho fatto la scelta giusta".

La serata di Antognoni: "Io, una bandiera viola. Come se giocassi ancora"

La premiazione di Giancarlo Antognoni e dell’Ambra Cavallini (foto Bongianni)

Una sala Cieslak stracolma in ogni ordine di posto – siamo nel cuore del Teatro Era a Pontedera – e molto partecipe, ha accolto con entusiasmo e offerto ulteriore lustro alla 3a edizione del premio nazionale Alessandro Mazzinghi. A rubare la scena tra i numerosi personaggi che hanno condotto a gran ritmo le quasi due ore di evento, è stato, come prevedibile, lui, il premiato: Giancarlo Antognoni. L’ex campione del mondo 1982 e bandiera della Fiorentina, che succede nell’albo d’oro del premio, organizzato come sempre con il patrocinio dell’amministrazione comunale pontederese e rappresentata per la circostanza dall’assessore allo sport Mattia Belli, a Mario Cipollini e Marcello Lippi, ha tenuto sempre altissima l’attenzione dei numerosi presenti – molti dei quali giovanissimi – rispondendo, disponibile e sorridente, alle qualificate domande di tre noti giornalisti quali Ugo Russo (Tutto il calcio minuto per minuto), Dario Torromeo (Corriere dello Sport) e Riccardo Signori (Il Giornale). I tre, insieme al consigliere comunale Riccardo Minuti, a David e Simone Mazzinghi, figli del grande campione, formano la commissione che ha assegnato il premio, scegliendo all’unanimità Antognoni "per il suo profilo – è la motivazione – di grande campione di correttezza e sana etica sportiva, valori andati scomparendo in un calcio che non vuole più saperne di bandiere come lui". Il 70enne fantasista nella sua carriera ha infatti indossato la maglia di un solo club, la Fiorentina, dove ha giocato dal 1972 al 1987 collezionando 341 presenze e segnato 61 reti. "Oggi – ha commentato il premiato – a quasi 40 anni di distanza posso dire di aver fatto la scelta giusta. Perché è come se giocassi ancora, nel senso che a Firenze tutti mi conoscono, tutti mi salutano quando mi incontrano per strada, e i tifosi sanno che non li ho mai traditi. Anche per questa scelta che ho fatto all’epoca adesso sono qui a ricevere questo premio, che mi rende orgoglioso, in memoria di Alessandro Mazzinghi, che ho conosciuto e apprezzato per come si comportava, sia sul ring che nella vita. E in questo mi rivedo in lui".

Oltre alla maglia viola, Giancarlo Antognoni ne ha indossata solo un’altra, quella azzurra della nazionale, dal 1974 al 1983 (73 presenze e 7 gol). Con la quale, mentre in sala venivano proiettate le immagini del famoso Italia-Brasile 3-2 in cui gli venne ingiustamente annullato un gol, ha vinto il mondiale nel 1982. "Purtroppo – racconta il capo delegazione dell’Under 21 azzurra – l’infortunio contro la Polonia mi costrinse a vedere la finale dalla tribuna, ma dopo aver battuto il Brasile e l’Argentina campione del mondo uscente, eravamo tutti consapevoli di essere ormai imbattibili".

Tutto snocciolato davanti ad una platea applaudente, compresa Angelita Dragone, della fondazione non profit Carezze d’argento, impegnata nel benessere di anziani e animali e molto legata alla famiglia Mazzinghi. E il finale della serata, ben condotta da Alessandro Turini è stato tutto per la squadra di pallavolo femminile di Serie B1 Ambra Cavallini, ex Vbc, società storica dai grandi risultati.

Stefano Lemmi