di Michele Quirici
I pontederesi sono gente concreta, a volte anche troppo, ma nel corso della loro vita spesso alzano gli occhi al cielo per vedere il tempo o le stelle. Dai primi del Novecento in poi, questo gesto così naturale, è diventato fonte di meraviglia quando lo hanno fatto per ammirare le nuove macchine volanti che solcavano quell’azzurro fino ad allora deserto. Una delle prime volte che qualcuno provò a violare il cielo pontederese fu agli inizi del ’900, quando Enrico Castagnoli richiamò la cittadinanza per assistere ad un’ascensione in pallone, in quella che allora era piazza Umberto I, il piazzone. “La piazza era gremita. Il pallone cominciò a gonfiarsi destando la più viva curiosità nei presenti. In quanto a gonfiarlo, il signor Castagnoli si fece onore, ma nel farlo salire si meritò una solenne fischiata”. L’aeronauta non ebbe fortuna e per vedere un uomo in aria sopra i propri tetti i nostri concittadini dovettero aspettare i dirigibili. Tutto cominciò con l’arrivo in città del colonello Maurizio Mario Moris che arrivò qui con la missione di scegliere un luogo per l’impianto di un nuovo hangar per dirigibili. La nostra amministrazione si mosse subito e immediatamente sposò il progetto come accadeva anche nel resto d’Italia.
Tutti stendevano i famosi tappeti rossi per i siti aeronautici che si stavano allestendo e offrivano la massima disponibilità. I cittadini seguivano con attenzione queste manovre, i giornali non lesinavano particolari e pubblicavano costantemente le notizie che riuscivano a reperire. Nel marzo 1914, Il Ponte di Pisa scrive: “Il nostro sindaco è partito stasera per Roma per conferire col colonnello Moris a proposito dell’impianto di un grande Hangar da costruirsi nelle vicinanze della nostra città. Questo vastissimo Hangar sarebbe destinato ad accogliere i più grandi dirigibili ora in costruzione e presso di esso dovrebbe pur sorgere la caserma per i 200 marinai destinati al parco di aviazione. La nostra popolazione è in grande entusiasmo per l’aspettativa di questo Hangar, e si augura che il Sindaco possa ben definire le pratiche occorrenti, d’accordo colla Amministrazione comunale la quale sappiamo già disposta a fare le concessioni che secondo i limiti del bilancio le saranno richiesti per il decoro di Pontedera ed anche per l’utile che tale impianto potrà procurare”.
Dopo non poche peripezie l’Aeroscalo fu terminato e con la guerra in corso l’attività di pattugliamento del Mar Tirreno, a cui erano destinati i dirigibili della base, cominciarono subito le missioni sotto l’egida del Regio Esercito. Il 2 maggio 1918 al ritorno di una di esse, l’Aeronave U5 (Usuelli 5) cadde in località Valdiperga nel Comune di Castellina Marittima, provocando purtroppo la morte di 5 militari. Alla fine del conflitto Pontedera, come tutta l’Italia, aveva pagato un alto tributo di sangue ed erano molte le famiglie in difficoltà economiche. Ad aiutarle ci pensò il personale dell’Aeroscalo che si inventò le “Escursioni turistiche di beneficenza”. Pagando un biglietto si poteva salire a bordo dei dirigibili e sorvolare le città toscane come Firenze, Lucca, Livorno e Pisa. Nel 1920 il personale presente nell’Aeroscalo di Pontedera raggiunse quota 100; per i successivi otto anni i dirigibili fecero buona compagnia ai nostri concittadini e diventarono quasi un elemento stabile del nostro panorama.