L’etimologia della parola gentilezza, secondo Giacomo Devoto, deriva dall’aggettivo latino gentilis, cioè "appartenente alla gens", ovvero il popolo. Deriva dal greco ethné e lo stesso significato è tradotto in ebraico con la parola goyim. Tullio De Mauro precisa che il termine si riferiva a quanti appartenevano a una famiglia nobile, quindi il concetto di gentilezza è connesso all’idea di nobiltà, di cortesia, di appartenenza e di socialità.
Nel Trecento la scuola poetica dello Stilnovo introdusse il concetto di "Cor Gentile", facendo dell’amore e della gentilezza i pilastri della nuova poesia. Nello Stilnovo la gentilezza è intesa come nobiltà d’animo, che si può raggiungere grazie alla figura della donna-angelo che, facendosi ponte tra Terra e Cielo, eleva l’anima di chi la riconosce fino alla Salvezza eterna.
Pertanto il rapporto tra amore e Cor Gentile è strettissimo: i due concetti sono uniti. Nel Dolce Stilnovo il termine gentilezza è presente in molte liriche, da Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante Alighieri a Io voglio del ver la mia donna laudare di Guido Guinizzelli.