Pontedera, 28 ottobre 2024 – Sarà l’autopsia a dare le prime risposte per capire se Kristian Emanuele Nannetti, 34 anni, ha detto la verità agli inquirenti quando ha ammesso la responsabilità del delitto di Flavia Mello Agonigi e fornito un copione di come si sarebbero svolti i fatti in quella casa senza luce dove l’uomo, meccanico con lavoretti saltuari, viveva da un mese. Nannetti – assistito dall’avvocato Massimiliano Calderani – sostiene di essersi difeso dall’ira della donna con cui era scoppiata una lite sui soldi della prestazione concordata. Lei – a detta di Nannetti – avrebbe preteso 150 euro mentre lui avrebbe voluto dargliene 50: voleva soldi in più per essere arrivata da Chiesina Uzzanese dopo essere stata al Don Carlos con un’amica.
Partì da lì, quella notte fra l’11 e il 12 ottobre, Flavia Mello Agonigi (che si faceva chiamare anche Gaia) per raggiungere Sant’Ermo ed andare a casa del 34 con cui aveva fissato. “Mi ha afferrato per il collo, mi sono sentito soffocare”, ha detto Nannetti al gip durante l’interrogatorio. Nannetti – stando al suo racconto – prima si sarebbe difeso con una bottiglia d’acqua colpendo sulla testa la brasiliana. La donna, però, avrebbe reagito ancora, afferrandolo nuovamente per il collo. Lui, non essendoci luce nella casa avrebbe allungato una mano – ha raccontato, come ci ha riferito il suo legale – per cercare qualcosa con cui liberarsi dalla stretta: lo trova sul tavolo, ed è un coltello; lo afferra, e colpisce quattro volte, fra la spalla e l’addome, Flavia. Fendenti che si riveleranno fatali. Fendenti che saranno messi sotto la lente dall’esame autoptico importante, appunto, per trovare eventuali riscontri o incongruenze con quanto dichiarato dall’indagato che, nella confessione, dette alla polizia e al pm Giovanni Porpora, anche indicazioni su come trovare l’arma del delitto gettata con il corpo della Mello. Quella notte, nel panico, Nannetti prese il cadavere, lo coprì con sacchi e con un telo nel tentativo di nasconderlo, e lo portò in cantina occultandolo in una cisterna.
Nannetti sarebbe poi uscito per controllare se nella macchina della donna ci fossero i due cellulari di proprietà della vittima: non li avrebbe trovati e sarebbe tornato a casa. La squadra mobile è riuscita a risalire al luogo dove era parcheggiata la Opel di Flavia – sparita insieme alla donna – grazie a Google Maps: nella memoria dei telefonini della vittima che la polizia è riuscita a ricostruire il mezzo fu localizzato proprio a Sant’Ermo. In base alla ricostruzione di Nannetti il difensore punta a far riqualificare il reato contestato – è in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere – in eccesso colposo di legittima difesa o, in alternativa, omicidio preternitenzionale.
Carlo Baroni