CARLO BARONI
Cronaca

L’omicidio di Sant’Ermo, l’autopsia. “Venti ferite sul corpo di Flavia”

La vittima lottò a lungo contro il suo aggressore: la morte dovuta a una grave emorragia per le tante lesioni

L’omicidio di Sant’Ermo, l’autopsia. “Venti ferite sul corpo di Flavia”

Casciana Terme-Lari (Pisa), 30 marzo 2025 – Il corpo di Flavia Mello Agonigi fu trovato il 24 ottobre scorso all’interno di una cisterna interrata di una cantina, avvolto da un sacco nero della nettezza urbana. Gli accertamenti medico legali – effettuati dal professor Marco Di Paolo su incarico del pubblico ministero, Giovanni Porpora – hanno riscontrato, si apprende, almeno venti ferite inferte con un coltello. E lei, quella notte, aveva cercato difendersi, come dimostrano le lesioni alle mani e alle dita (sette in totale), che provano la reazione della vittima durante la colluttazione, e il suo tentativo di afferrare l’arma dell’aggressore per evitare i fendenti. Flavia, da quanto emerso dall’esame autoptico, morì per l’emorragia causata dalle multiple ferite da punta e da taglio.

Il corpo ha “parlato”, dunque, e il racconto viene messo in relazione al narrato di Kristian Emanuele Nannetti, 34 anni per verificarne la compatibilità alla versione resa. Nannetti – che conosceva e aveva già incontrato Flavia in passato – sostenne davanti agli inquirenti di essersi difeso, ammettendo la responsabilità del delitto e fornendo un copione di come si sarebbero svolti i fatti in quella casa senza luce dove l’uomo, meccanico con lavoretti saltuari, viveva da un mese. Nannetti disse di essersi difeso dall’ira di Flavia con cui era scoppiata una lite sui soldi della prestazione concordata. Lei – a detta dell’indagato – avrebbe preteso soldi in più per essere arrivata da Chiesina Uzzanese. Partì da lì, quella notte fra l’11 e il 12 ottobre, Flavia per raggiungere Sant’Ermo ed andare a casa del 34 enne.

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Il cadavere di Flavia Mello Agonigi è stato trovato il 24 ottobre, in una cisterna dentro l’abitazione (qui sopra) a Sant’Erme (Bongianni/Germogli)

La vittima – secondo la versione di Nannetti – lo avrebbe preso per il collo e lui, sentendosi soffocare, l’avrebbe colpita in testa con una bottiglia. Ma lei sarebbe tornata ad afferrarlo nuovamente, così – trovato un coltello sul tavolo – l’aveva colpita. Ricordò di averla colpita “quattro volte, all’ascella e dietro la schiena”. Subito dopo, nel panico, Nannetti prese il cadavere, lo coprì e lo portò in cantina. Flavia scomparve quella sera, dopo aver cenato a casa con il marito, ed essere stata a ballare al Don Carlos: all’1,30 uscì dal locale dicendo che aveva un appuntamento. E diventò un fantasma. A dare l’allarme fu il marito della vittima – assistito dall’avvocato Gabriele Dell’Unto – che non la trovò in casa al mattino. La prima ipotesi di allontanamento volontario restò rapidamente senza riscontri, mentre si fece sempre più avanti il sospetto che a Flavia fosse successo qualcosa di grave. La vita della Mello Agonigi finì sotto la lente.

Un’attività investigativa imponente, quella che fu messa in campo dal Commissariato di Pontedera e dalla Squadra Mobile: la svolta fu il ritrovamento della Opel di Flavia grazie a Google Maps. Da lì fu individuato il corpo, poi gli agenti salirono in casa da Kristian Emanuele Nannetti: “Si, l’ho uccisa io”, ammise subito il 34enne che è in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere, e lo assiste l’avvocato Massimiliano Calderani. Ora sul tavolo c’è anche il racconto che il corpo ha fatto di quella sera.