CARLO BARONI
Cronaca

Omicidio Kalaveri, duello in aula. Sotto la lente il giallo del tatuaggio

Altri testimoni e consulenti davanti alla corte nel processo sul delitto di Sasso Pisano del 18 agosto del 2022. Alla prossima udienza, prevista ad aprile, dovrebbe iniziare la requisitoria del pubblico ministero.

I rilievi della scientifica sul luogo dell’omicio a Sasso Pisano (foto Bongianni/Germogli)

I rilievi della scientifica sul luogo dell’omicio a Sasso Pisano (foto Bongianni/Germogli)

Ancora duello, fra accusa e difesa, nel processo al dibattimento sull’omicidio di Sasso Pisano. Ieri altri testimoni davanti alla corte d’assise di Pisa. A partire dal consulente antropometrico della difesa. Sotto la lente in particolare un tatuaggio sul braccio destro di uno degli imputati. Tatuaggio che ora c’è. Ma non c’era nella immagini captate dagli inquirenti nelle immagini della videosorveglianza il giorno dell’omicidio.Da qui il contraddittorio fra le parti che ha messo a confronto il braccio fotografato il giorno del delitto – che sporgava del finestro di un’auto – e quello ritratto in fotografie di periodi successivi, ovvero nell’anno di indagini servite a far scattare gli arresti. E’ il processo sull’omicidio di Elson Kalaveri, ucciso a Sasso Pisano il 18 agosto del 2022 che richiederà ancora udienze: alla prossima, dopo che la corte avrà sentito un altro testimone della difesa, dovrebbe iniziare la requisitoria del pm Dominijanni.

All’udienza del febbraio scorso uno dei testimoni chiamato dalla difesa – lo ricordiamo – a scardinare uno degli elementi importanti del quadro accusatorio, parlò di una assemblea familiare nella quale gli uomini decisero che non sarebbe stata consumata alcuna vendetta, riferendo anche che venne valutato come in Albania, a Kalaveri, i nemici non sarebbero mancati e, alla fine, la giustizia sarebbe arrivata da sola. Perché, invece, nel copione accusatorio, Kalaveri sarebbe stato ucciso proprio per vendetta in nome del ‘Kanun’, il codice di diritto consuetudinario albanese: ovvero l’obbligo di vendicare l’uccisione di consanguinei.

A giudizio ci sono Deliu Shkelzen, alias Shkëlzen Keqi, Qoli Shkelqim, Valentino Tarallo, Giovanni Capone, e Ivan Tolomello. Secondo gli inquirenti Keqi – ritenuto il mandante – volle vendicare la morte del fratello ferito nel 2014 in Albania, durante una lite con Kalaveri, e poi deceduto nel 2019. Qoli Shkelqim è ritenuto il basista. Una volta finito in manette Tolomello rese dichiarazioni con cui ammise di aver guidato l’auto per raggiungere la Toscana, ma di non aver partecipato al delitto e di non sapere neanche le ragioni delle trasferte. Dell’omicidio avrebbe saputo solo giorni dopo. E’ l’unico degli arrestati ad aver parlato. Tutti gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Guidava Capone con a fianco Tarallo, secondo le indagini. Per l’accusa, ad intercettare il mezzo su cui viaggiava Kalaveri, 36 anni, l’uomo da uccidere (i familiari parte civile con l’avvocato Sabrina Del Fio).

Carlo Baroni