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Francesco Lupino, 53 anni, punta ad un nuovo passaggio in Cassazione per ottenere un terzo processo d’appello
Secondo l’avvocato Antonio Bertei, la corte d’appello non ha chiarito tutti gli aspetti indicati nella sentenza di rinvio della Corte di Cassazione. E quindi, dice, "impugneremo anche la sentenza d’appello bis davanti ai giudici di legittimità". Il caso giudiziario dell’omicidio Novak non è finito. Il duello resta sulla contestata aggravante dei futuri motivi. Sulla colpevolezza di Francesco Lupino, tatuatore di Orentano, come noto non ci sono dubbi. Il nodo era e resta sulle versioni rese dall’imputato che è, appunto, reo confesso. Versioni da mettere sotto la lente per formulare "il giudizio di sussistenza o no dell’aggravante dei motivi futili". Così aveva stabilito la Cassazione rinviando sul punto in appello il caso dell’omicidio della balleria ucraina Krystyna Novak.
L’appello bis, all’esito della discussione, ha confermato 24 anni di reclusione per Lupino, 53 anni. "Le motivazioni della sentenza – dice l’avvocato Bertei – lasciano spazio ad un nuovo ricorso perché gli ermellini avevano dato indicazioni che i giudici di secondo grado, a mio avviso, non hanno adeguatamente considerato". La questione si è sempre annidata nelle versioni del 53enne agli inquirenti. Secondo la prima versione di Lupino la giovane aveva minacciato l’uomo di "mettere tutto in piazza": ovvero che avrebbe rivelato alla sua fidanzata che lo stesso aveva sniffato cocaina e aveva avuto una tresca con un’amica della ragazza. Mentre in seguito, l’imputato aveva arricchito la propria narrazione descrivendo un’interlocuzione di tipo diverso, nel senso che la vittima aveva prospettato anche una vera e propria denuncia di Lupino alla polizia. Lupino uccise la ragazza con colpo di pistola alla testa. La donna era rimasta sola in casa dopo l’arresto del fidanzato – rappresentato dall’avvocato Gabriele Dell’Unto – che Lupino stesso aveva incastrato con una soffiata alla polizia. Il tatuatore la uccise trasformandola in un fantasma il primo novembre 2020. Fu poi lo stesso tatuatore di Corte Nardi, una volta incastrato e arrestato dalla squadra mobile, a raccontare di averla uccisa al pm Egidio Celano dopo tre mesi di carcere e dopo che gli inquirenti avevano ritrovato anche il corpo della 29enne gettato in un vecchio casolare in balia dei roditori. In primo grado Lupino venne condannato a Pisa a 29 anni. Pena che in appello è scesa a 24 anni, pur restando in piedi l’aggravante ancora al centro della contesa. Farlo cadere, appunto, varrebbe una ulteriore decurtazione della pena.
Carlo Baroni