ILENIA PISTOLESI
Cronaca

Ottavia Piccolo al Persio Flacco: "Ecco chi era Giacomo Matteotti. Il suo amore per la gente"

Il 18 gennaio andrà in scena lo spettacolo che ricostruisce l’omicidio del 10 giugno del 1924. L’attrice: "Il teatro pone domande, non dà risposte. Si deve pensare, argomentare, studiare..

Il 18 gennaio andrà in scena lo spettacolo che ricostruisce l’omicidio del 10 giugno del 1924. L’attrice: "I teatro pone domande, non dà risposte. Si deve pensare, argomentare, studiare..

Il 18 gennaio andrà in scena lo spettacolo che ricostruisce l’omicidio del 10 giugno del 1924. L’attrice: "I teatro pone domande, non dà risposte. Si deve pensare, argomentare, studiare..

La grande attrice Ottavia Piccolo, leggenda vivente del cinema e del teatro, porta in scena, il 18 gennaio alle 21 al Persio Flacco, "Matteotti. Anatomia di un fascismo", un racconto potente che parte dalla testimonianza di chi c’era, ha visto e non si e` tirato indietro, per ricostruire l’omicidio di Giacomo Matteotti, parlamentare, ucciso per mano fascista il 10 giugno 1924. Il testo è del drammaturgo e attore Stefano Massini, forte di un lungo sodalizio artistico con Ottavia Piccolo, per la regia di Sandra Mangini.

Ottavia Piccolo, come viene tratteggiata la figura di Matteotti, oltre lo spaccato storico di eroe e martire?

"Lo spettacolo racconta chi è stato Matteotti, il suo amore per la gente del Polesine. Il suo modo di affrontare il dibattito politico, la sua intransigenza. Se vogliamo, la sua felicità nel difendere le persone che amava, il mondo dei braccianti che conosceva a fondo. Matteotti è stato un personaggio, come diciamo oggi, che aveva fatto un grande lavoro sul territorio".

Nello spettacolo emerge la figura di Velia, la moglie di Matteotti, rimasta un po’ ai margini della narrazione ufficiale.

"Nel testo di Massini Velia, a pochi giorni dalla scomparsa del marito, va da Mussolini. Con una licenza poetica di Massini, Velia dirà al Duce frasi che la stessa scrisse: “Quando sarà trovato il corpo di mio marito, perché lo troveranno, non voglio vedere per sbaglio né una camicia nera, né una bandiera“. Mussolini, nel testo, si racconta attraverso lo sguardo di Velia. E poi ecco Italo Balbo, l’altro antagonista di Matteotti, il suo avversario principale soprattutto nel Polesine a a Ferrara. Nel testo, Matteotti a un certo punto dice a Balbo: “Quando è che mi ucciderete?“".

La musica di Enrico Fink, eseguita dal vivo da I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, riveste una ruolo importante nelle trame dello spettacolo. Come si intreccia alla piece?

"Non è una musica di accompagnamento ma è un vero coro e commento, a tratti è una presenza inquietante, a tratti amichevole. La musica è molto presente nello spettacolo".

Cento anni dopo il delitto politico che ha segnato le sorti della storia d’Italia, qual è il messaggio ancora forte che ci arriva da Giacomo Matteotti?

"Matteotti diceva: “Se i contadini avessero accesso all’istruzione, non sarebbero un popolo oppresso“, in un momento storico in cui l’analfabetismo era molto diffuso. Ecco, la conoscenza e lo studio, la forza di questo messaggio, sono ancora presenti e attualissimi. Il teatro, a mio giudizio, pone domande, non dà risposte. Si deve pensare, argomentare, studiare. Capire ciò che è successo ieri per capire gli effetti sull’oggi. Informarsi e studiare per riuscire a interpretare il mondo che stiamo attraversando".