MICHELE QUIRICI
Cronaca

Pontedera, città d’acqua, ma sempre a secco

Nel 1930 l’inaugurazione dell’acquedotto risolse finalmente il problema dell’approvigionamento che per decenni provocò disagi

di Michele Quirici

Dal momento della sua nascita Pontedera ha avuto un rapporto viscerale con l’elemento che maggiormente influenza la vita: l’acqua. La nostra terra deve il suo nome ad un ponte su un fiume e si “affaccia” sul più grande corso d’acqua della Toscana: l’Arno. Eppure l’approvigionamento idrico è sempre stato un problema che si è cercato di risolvere in mille modi. La soluzione arrivò il 28 ottobre 1930 quando venne inaugurato l’acquedotto cittadino.

Scriveva un giornale pisano: “La nuova città ha fatto assai in quest’anno; anzitutto ha voluto abbellirsi ed a questo scopo sono stati eseguiti vari lavori di pavimentazione stradale, sono state alberate varie strade e piazze ed estesa l’illuminazione pubblica alle frazioni dipendenti che ancora ne erano sprovviste. La Piazza Umberto I (oggi Piazza Caduti di Cefalonia e Corfù – “Piazza Duomo” ndr.) oggi presenta un aspetto nuovo. Nel centro di essa è stata eretta una magnifica Fontana Monumentale in cemento armato di un diametro di metri 7,30 ed alto metri 6,50. È corredata di 12 zampilli e 1 pennacchio e circondata da aiuole. Oltre questi lavori rivolti a dare alla città novella un aspetto più gradito, è stato costruito un ampio padiglione per la scuola all’aperto, dando così questa benefica e provvida istituzione una sede igenica e degna d’un popoloso centro come Pontedera. Ma ci resta da parlare dell’opera più grande compiuta in Pontedera in quest’anno: vogliamo qui riferirci alla costruzione dell’acquedotto civico. (…) Prima Pontedera era alimentata dalle ormai vetuste sorgenti della -Badia- la cui conduttura per la sua quasi totale lunghezza, era in tubo di terracotta e sottoposta quindi a conseguenti rotture e penosissime interruzioni durate talvolta alcune settimane. Il progetto del nuovo acquedotto è stato accuratamente studiato dall’ing. Alfredo Tonelli. Direttore dei lavori l’egregio ing. dott. Aurelio Giglioli capo dell’Ufficio Tecnico del nostro Comune. Durante l’esecuzione dei lavori il Direttore d’accordo con il progettista, ha dovuto apportare al progetto varianti notevoli quale una parziale modificazione al tracciato per cui si è resa necessaria la costruzione di una passerella in cemento armato della lunghezza di metri 68 sul canale emissario; e modificazioni alla stazione di sollevamento. L’impianto corrisponde perfettamente alle più moderne esigenze tecnico-sanitarie. L’acquedotto utilizza la falda acquifera trovata a Cascine di Buti e più precisamente in località denominata -Cannai- falda acquifera che, appassionatamente e diligentemente studiata dall’illustre prof. A. Di Vesta e dall’egregio dott. Labindo Gargani, l’Ufficio Sanatario del nostro Comune, fornirà dell’acqua ottima sia per quantità come per qualità. I pozzi sono condotti alla stazione di sollevamento mediante tubazioni in ghisa situate in palline in cemento armato comodamente ispezionabili e riparabili. Vi sono due pompe centrifughe capaci ciascuna della totalità della portata richiesta di circa 1100 litri al minuto“.

“La tubazione, partendo dalla stazione di sollevamento attraverso la passerella in cemento sul canale emissario del Padule di Bientina per imboccare la Via Bientina-Altopascio, attraverso il paese di Bientina disperdendosi poi lungo la Via Provinciale del Tiglio fino quasi all’altezza del Ponte Nuovo sull’Arno ove si distacca per salire la sommità della collina detta -La Ragnaia- per scaricarsi nel grande serbatioio. Questi può contenere oltre 600.000 litri ed è formato da un recipiente in cemento armato di forma cilindrica in un diametro di metri 17 e alto metri 4”. E acqua fu.