
Fabio Saccomani nel bus della solidarietà
Ponsacco (Pisa), 22 marzo 2022 - Stanco, ma con il sorriso stampato sul volto, e tante emozione nel cuore, Fabio Saccomani e gli altri sei amici con cui ha messo in piedi il bus della solidarietà, hanno fatto rientro in Italia. A tappe, da Medyka a Cracovia, poi a Padova, Firenze e infine in Valdera. Più numerosi rispetto all’andata: sull’autobus, noleggiato con il contributo di tanti cittadini, c’erano 51 persone, (tra cui molte mamme con bambini) in fuga dalla guerra: alcuni si sono fermati durante il viaggio da connazionali che li aspettavano per ospitali, 43 sono arrivati nel nostro Paese.
"Grazie al contributo di tutte e tutti coloro che hanno sostenuto questa iniziativa, ce l’abbiamo fatta – dice Saccomani, 35 anni –. Il nostro gesto collettivo di solidarietà si inserisce in un comune gesto che ci accomuna a migliaia di altre volontarie e volontari. Da tutta Europa ci siamo spinti fino ai confini rumorosi di guerra per portare sostegno e cura a chi è in difficoltà, per portare chi scappa in un porto sicuro. "Quello che abbiamo vissuto testimonia come la solidarietà sia un desiderio dell’altro", aggiunge Fabio che, insieme ai suoi amici, non ha intenzione di fermarsi qui. L’emergenza è pienamente in atto. I bisogni sono molteplici. Un quarto viaggio?
"Forse – prosegue –. Abbiamo ricevuto più fondi di quelli che necessitavano per questa missione. Stiamo riflettendo e ci stiamo confrontando con i nostri referenti sul posto. In questo momento è importante agire, ma anche fare le giuste scelte, come ad esempio contribuire alla rete di accoglienza. Se l’emergenza sarà fare il viaggio noi siamo pronti. Se sarà più efficacie gestire il viaggio di persone pagando loro il biglietto aereo, sostenerli nelle burocrazia e nella ricerca dell’adeguata sistemazione faremo quello con i fondi che abbiamo. Siamo a disposizione delle priorità e vogliamo ottenere la massima efficacia dalla nostra azione".
Il gruppo – nato spontaneamente, come una chiamata la cuore – sta pensando di darsi anche un nome. Per continuare a tendere la mano alla fiumana dolorante che scappa dall’Ucraina in fiamme, devastata e piena di morte. E vivere le emozioni dai tanti "grazie" ricevuti, soprattutto da donne e bambini che hanno beneficiato del trasporto: ma il gruppo aveva già preparato anche l’accoglienza in Italia. Grazie "pronunciati" anche con abbracci. Come quello di ricevuto da una ragazzo sordomuto di Padova al quale Fabio e gli altri hanno portato la compagna sana e salva. "Non siamo riusciti a trattenere le lacrime", dice Saccomani.