REDAZIONE PONTEDERA

Questa crisi ci sta costando la pelle. Il mondo della moda teme il 2025

Cna Toscana analizza dati e andamento: il 73% delle imprese esaminate prevede una riduzione del fatturato

Luca Tonini, presidente della Cna Toscana

Luca Tonini, presidente della Cna Toscana

di Carlo Baroni

SANTA CROCE S/A (Pisa)

E’ una crisi che affonda il morso, quella che sta attanagliando sempre di più il mondo della moda. Picchiando duro su tutti i segmenti. Le previsioni restano nere per quel che resta del 2024 e per un’ampia fetta del 2025. Dalle grande imprese, all’artigianato, con l’importanza galassia dei contoterzisti in forte affanno. Tanto che il 73% delle imprese esaminate da uno studio commissionato ad hoc prevede una riduzione del fatturato: il 38% prevede una diminuzione superiore al 20%. E’ questo uno dei numeri della crisi messa sotto la lente dalla ricerca, commissionata da Cna Toscana e dalla Fondazione Cna Opera, al professor Gaetano Aiello dell’Università di Firenze su un campione di 119 aziende del Comprensorio pisano del Cuoio aderenti ad Assa. Lo scopo? "Avere un quadro chiaro per trovare soluzioni", ha detto il presidente di Cna Toscana Luca Tonini. "La crisi si va facendo sempre più profonda – ha sottolineato il direttore di Cna Pisa Giuseppe Sardu –. Nel 2023, avevamo lanciato il primo alert".

La ricerca ha preso i dati storici degli ultimi 5 anni per il settore della concia: prima si è assistito a una ripresa con crescita del fatturato tra il 2019 e il 2022 con un più 8%; nel 2023 è iniziata l’inversione di tendenza con una diminuzione che è arrivata al meno 10% tra il 2022 e il 2023. E sicuramente – secondo le previsioni – si aggraverà. Anche il 2025 sarà critico.

Sul fronte del ricorso alla cassa integrazione le aziende associate ad Assa affermano di averne fatto ricorso il 44% nel 2023 e ben il 65% quest’anno. La situazione che si è venuta a creare porta al rallentamento anche degli investimenti tra il 2023 e il 2024: le aziende prevedono di mantenerli invariati, quasi nessuno, ovviamente li incrementerà, ed il 30% procederà ad una riduzione significativa.

"La crisi nasce nella seconda metà del 2023 - ha spiegato Aiello – poi arriva a un forte peggioramento nel 2024: tutto questo è una conseguenza della crisi del mercato che vede una riduzione di fatturato delle principali griffe dovuto alla crisi del lusso con particolare riferimento ad alcuni mercati come la Cina, ma non solo. Prevediamo un 2025 non facile". Quali soluzioni? "Sarà necessaria un’azione concertata di istituzioni territoriali, associazioni e singole imprese a favore delle aggregazioni di imprese – ha aggiunto Aiello – così da costituire soggetti più forti e in grado di affrontare la crisi. Infine, sarà importante estendere e rafforzare due importanti strumenti quali la cassa integrazione e la rinegoziazione dell’indebitamento".

"I dati sono preoccupanti – aggiunge Tonini – e comincia a profilarsi il passaggio da crisi congiunturale a crisi strutturale, speriamo che non sia così. Cna sta studiando sistemi per mettere a riparo le proprie imprese da un mondo dell’artigianato che cambia in tutti i suoi aspetti". I passi più urgenti? "Le 8 settimane di ammortizzatori sociali bastano per arrivare a fine anno – ha concluso Tonini - Ne servono almento altre 8 o 12e prevedere sostegni anche per il 2025". Il mondo della pelle guarda con ansia alle prossime settimane, quando dovrebbero entrare le commesse per la nuova stagione. Se arriveranno con il contagocce si rischia la tenuta del distretto delle pelle e un dramma occupazionale.