Rivoluzione robotica. Mani artificiali e speciali sensori contro le disabilità

Porte aperte con gli studiosi nei laboratori dell’Istituto della Sant’Anna "Facciamo ricerca nel campo della dinamica del cervello. Usiamo materiali intelligenti, partendo da scarti come le bucce".

Rivoluzione robotica. Mani artificiali e speciali sensori contro le disabilità

Porte aperte con gli studiosi nei laboratori dell’Istituto della Sant’Anna "Facciamo ricerca nel campo della dinamica del cervello. Usiamo materiali intelligenti, partendo da scarti come le bucce".

Bucce di mandorle che diventano sensori per monitorare l’ambiente, giocare ad un videogioco senza muovere un dito con la decodificazione dei segnali neurali fino a tutte le applicazioni della mano artificiale in continua evoluzione. Bambini e ragazzi, genitori e nonni restano a bocca aperta nel vedere le nuove scoperte portate avanti nei laboratori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, che ieri ha aperto le sue porte in occasione della festività di San Faustino.

Come ormai accade ogni anno i genitori e nonni più interessati accompagnano i ragazzi incuriositi tra robot e mani artificiali, sensori capaci di tradurre gli impulsi del cervello e quelli composti da materiali biodegradabili sono in grado di monitorare l’ambiente. Arrivano da tutta Italia ma anche dall’estero i giovani studenti e dottorandi del Sant’Anna che ogni giorno studiano nei laboratori di viale Piaggio dove si portano avanti le varie attività di ricerca nei campi della biorobotica, della soft robotics, della robotica chirurgica, degli organi artificiali, della lotta al cambiamento climatico attraverso l’utilizzo di tecnologie sostenibili e così via. "Noi facciamo ricerca nel campo della dinamica del cervello – spiegano Teo Fantacci di Siena e Matteo Pizzinga di Crotone – studiamo come utilizzare e decodificare i segnali neurali che possono essere registrati ad esempio con elettroencefalogrammi o con impianti neurali. Ci occupiamo quindi degli algoritmi per decodificare i segnali neurali e le intenzioni di movimento. Ci sono già applicazioni, una persona paralizzata che può comandare un braccio robotico o giocare a un videogioco, senza muoversi". Dalla Colombia, Felipe Diaz, è arrivato a Pontedera per realizzare muscoli artificiali, quindi la possibilità di impiantare esoscheletri direttamente al sistema scheletrico delle persone con disabilità motoria nelle mani. Il progetto Muse, coordinato da Leonardo Cappello, vuol concepire una connessione innovativa che consente non più di indossare un esoscheletro ma di sviluppare e valutare clinicamente muscoli esterni e artificiali (esomuscoli) controllati in maniera naturale dal paziente.

"Noi realizziamo materiali intelligenti partendo da materiali di scarto, come le bucce di mandorla – spiegano Sofia Papa da Piombino e Marina Galiani da Modena che, coordinate da Franceso Greco, lavorano al progetto Lampse – costruiamo quindi sensori sensibili soffici e deformabili capaci di monitorare l’ambiente o l’agricoltura partendo da materiali biodegradabili".

Luca Bongianni