NICOLA PASQUINUCCI
Cronaca

Roberto Colaninno, addio al presidente che ha rilanciato la Piaggio

Muore a 80 anni uno dei protagonisti della finanza e dell’industria italiana. Arrivò a Pontedera nel 2003 per con l’obiettivo di risanare l’azienda in difficoltà

Il presidente Roberto Colaninno durante la presentazione della Vespa

Il presidente Roberto Colaninno durante la presentazione della Vespa

Pontedera, 20 agosto 2023 – La notizia arriva la mattina presto in una città deserta. Chi non è in vacanza è comunque scappato al mare e la grande fabbrica, la Piaggio, è dormiente da un paio di settimane per la pausa estiva. Roberto Colaninno, il patron del gruppo, è morto. Una notizia che scuote molti piaggisti, ma anche tanti pontederesi. Un annuncio inatteso perché niente, negli ultimi giorni, aveva lasciato intendere epiloghi così drammatici. Perché fino a qualche giorno fa, il presidente e amministratore delegato, ottantenne, aveva avuto normali contatti con alcuni dei suoi collaboratori. Anche perché i timori per la sua salute risalgono addirittura a 7-8 anni fa quando dovette subire un intervento per superare un brutto male. Ma si riprese bene e tornò a guidare il Gruppo senza problemi.

Sulle ultime ore di Colaninno c’è il massimo riserbo, un riserbo che è diventato un segno distintivo della sua famiglia e che ne ha fatto uno stile. Colaninno, nato a Mantona da una famiglia di origine barese, aveva scalato la finanza italiana. Ma la sua storia a Pontedera inizia nel 2003 quando si presenta con le chiavi della fabbrica consegnateli dal fondo americano Morgan Grenfell Private Equity. La missione è chiara: c’è un’azienda in difficoltà, che una volta uscita dalla galassia Agnelli, aveva conosciuto anni difficili sotto la guida del fondo. I bilanci parlano di 500 milioni di debiti e di modelli da rinnovare per tornare ad aggredire il mercato interno e internazionale. Colaninno per prima cosa, nel 2004, allarga il perimetro industriale, e con l’acquisizione dei marchi Aprilia e Moto Guzzi entra nel business delle moto. L’altro passo decisivo è di pura finanza: nel 2006 porta in borsa Piaggio con la strategia di abbattere il debito. La duplice scommessa funziona: i nuovi prodotti incrementano le vendite in tutto il globo e il percorso di risanamento prende lentamente il via fino ad accelerare negli ultimi anni.

Colaninno capisce che Piaggio e la sua galassia di marchi, è troppo “pontederese“ e per crescere nel mondo deve applicare il modello di multinazionale, aprendo stabilimenti e uffici all’estero. Era infatti dagli anni 80, quando la fabbrica della Vespa si ritirò dall’India, che il Gruppo non investiva massicciamente all’estero. Così arrivano i nuovi stabilimenti produttivi in Vietnam e India. E negli Usa, precisamente a Boston, Colaninno vuole andare oltre al presente creando un centro di ricerca per la mobilità del futuro.

La strada del rilancio è tracciata e arrivano anche i record, con le ultime trimestrali che per tre volte consecutive segnano i dati positivi migliori di sempre. Un rilancio che non viene fiaccato nemmeno quando scoppia la pandemia e nei mesi successivi la guerra dei prezzi in rialzo e il problema delle forniture di componenti, minaccia i mercati.