Pontedera, 19 febbraio 2020 – I risultati clinici della riabilitazione post-ictus possono essere rivoluzionati e notevolmente migliorati attraverso la combinazione tra riabilitazione classica, riabilitazione robotica e soluzioni avanzate di neurotecnologia, andando ben oltre le terapie classiche. Come è possibile arrivare a questi risultati lo hanno spiegato un gruppo di scienziati internazionali, un team coordinato da Silvestro Micera, professore dell'Istituto di BioRobotica di Pontedera della Scuola Superiore Sant'Anna e del Politecnico di Losanna. Si tratta di un cambio di prospettiva nei futuri robot per la riabilitazione: per diventare più efficienti d'ora in poi si ispireranno ai meccanismi neurali caratteristici del cervello umano. È questa la nuova strada per sfruttare in modo più efficiente i sistemi robotici intelligenti e gli elettrodi che stimolano il sistema nervoso nella riabilitazione dopo un ictus e per favorire il possibile ripristino della funzione motoria nei pazienti. Una prospettiva condivisa da Matteo Caleo, dell'Università di Padova e dell'Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), da Carmelo Chisari, dell'Università di Pisa, Friedhelm C. Hummel, del Politecnico di Losanna, e Alessandra Pedrocchi, del Politecnico di Milano. «È necessario aumentare in modo consistente la conoscenza dei meccanismi neurali che regolano il controllo motorio e la plasticità neurale – ha rilevato Micera –. Sono quindi necessari nuovi studi neuroscientifici e modelli computazionali avanzati per permettere di personalizzare e rendere più efficace l'approccio neuro-riabilitativo basato sull'uso di tecnologie innovative». I ricercatori sono convinti che il nuovo approccio sia la strada migliore per portare a terapie personalizzate basate su robot indossabili e modulabili.
Luca Bongianni